domenica 5 maggio 2013

L'Impero Finanziario Vaticano che ci Domina



Estratto dal libro The Vatican Jesuit Global Conspiracy di Ronald Cooke 
anno di pubblicazione: 1985 

Capitolo A FINANCIAL EMPIRE SECOND TO NONE, pag. 27-32







Ogni volta che qualcuno scrive sulla cospirazione, al denaro è sempre dato un posto di rilievo. Riguardo a ciò il Vaticano certamente non resta dietro a nessuno. La ricchezza del Vaticano, come vedremo, è così vasta che con ogni probabilità non riusciremo mai a conoscerne il suo reale valore.

Ci accingiamo adesso ad esaminare in dettaglio quello che hanno detto i vari scrittori che hanno provato a fare una ricerca sulla ricchezza del Vaticano. Molti di questi autori sono membri della chiesa cattolica romana. E' sicuramente interessante per ogni protestante il sapere che, quando il papa portò il suo entourage da Milano al Vaticano, questo venne soprannominato dagli scrittori cattolici come la Mafia Milanese.[1]

Non è entro i limiti di questo studio che vogliamo esaminare la mafia in dettaglio. Ma Cosa Nostra, la Famiglia, o La Mafia è un gruppo al 100% cattolico romano. Questa ha avuto origine in Sicilia, dove è nato anche Michele Sindona. Essa controlla vasti possedimenti in Italia e in Nord America. Essa è finita in quello che dichiara come “lecito” in molte imprese, e fu capace di chiudere un intero caseificio nel Wisconsin. Lo fece per stabilire un monopolio nel settore della Pizza. Questo avvenimento divenne una notizia nazionale.

Arrivarono gli uomini d'affari e si comprarono il caseificio. Dopo averlo comprato, lo chiusero. Fu solo più tardi che fu scoperto il coinvolgimento della Mafia. Per quanto ne sappiamo, questa fabbrica che occupava la maggior parte della forza lavoro del paese, è ancora chiusa al momento della nostra stesura.

E' interessante notare la tempistica della mossa della mafia per controllare il business del formaggio e della pizza negli Stati Uniti.

Panatella, una società controllata dal Vaticano, che si occupava principalmente di farina e pasta, perse due milioni e mezzo di dollari appena prima del rilevamento da parte della mafia e necessitò di un finanziamento di 4,8 milioni di dollari per essere tenuta a galla.

[Malachi] Martin rivela che alla fine degli anni sessanta, sia l'Istituto per le Opere Religiose (le cui attività sono state prudenzialmente stimate in 3 miliardi di dollari) che l'Amministrazione Speciale delle Proprietà della Santa Sede, stavano investendo in tutti i settori dell'industria e del commercio italiano. Egli aggiunge:”Nei consigli di amministrazione delle società in cui il Vaticano aveva un interesse, c'era sempre seduto un uomo della 'famiglia' Vaticana, uno come Massimo Spada e Luigi Mennini.” [2]


Le note [1] e [2] sono tratte dal libro di Malachi Martin 'THE FINAL CONCLAVE'



Martin sottolinea anche che l'Amministrazione Speciale delle Proprietà della Santa Sede, che era gestita da competenti banchieri laici, fu assistita dalla JP Morgan, dalla Hambros Brothers di Londra e dai Rothschilds di Parigi.

Ostling racconta la storia della Città dei Ragazzi, un ente di beneficenza cattolico romano.

“La Città dei Ragazzi ha ora un valore di oltre 200 milioni di dollari, incluso un portafoglio stimato (molto prudenzialmente) a 157 milioni di dollari. Sebbene l'interesse su tale gruzzolo sia sufficiente a far funzionare la Città, essa spende anche milioni per inviare i tradizionali appelli di finanziamento strappalacrime a 34 milioni di persone, i quali generano quasi 18 milioni di dollari all'anno. Questo significa che la Città dei Ragazzi possiede tre volte la dotazione della Notre Dame University, solleva più soldi che il Greater New York United Fund, e, se essa fosse una società di affari, su Fortune 500 sarebbe classificata al 372esimo posto nei patrimoni. Tutto questo per 700 ragazzi.”[3]

Tutto questo è venuto alla luce dopo un'ampia opera di indagine di un settimanale di Omaha, in Nebraska.

Nino Lo Bello
Secondo Lo Bello, un giornalista cattolico romano, il Vaticano è l'unico stato sovrano che non pubblica un bilancio. Nelle sue stime della ricchezza del Vaticano egli venne accusato di esagerazione, ma questo è sufficiente a farci pensare che la ricchezza del Vaticano debba essere immensa, perché una semplice comunicazione onesta delle sue partecipazioni, se queste non costituissero una grande ricchezza, dovrebbe mettere a tacere tutte le stime “stravaganti” di vari autori, ma una tale divulgazione non sembra essere imminente.

Il disastro di Sindona, che il Vaticano ha cercato di nascondere al grande pubblico, ha provocato una perdita di quasi un miliardo di dollari. Eppure il Vaticano è andato avanti come prima, dimostrando l'entità del suo serbatoio di riserve finanziarie come nient'altro avrebbe potuto fare. Pochissime aziende potrebbero sostenere una tale perdita e andare avanti senza nemmeno un sussurro. (Chrysler Corporation perse mezzo miliardo e sarebbe andata sotto, tranne che il governo degli Stati Uniti.)

I tentacoli finanziari del Vaticano raggiungono numerose banche in diversi paesi. Yallop afferma che i Rothschild di Parigi hanno fatto affari con il Vaticano sin dall'inizio del 19° secolo.[4]

Egli continua sottolineando che: "Credit Suisse, Hambros, Morgan Guaranty, Bankers Trust, Chase Manhattan, e Continental Illinois, tra gli altri, divennero soci del Vaticano.”[5]

Questo impero finanziario che finanzia la cospirazione del Vaticano è pieno di omicidi e devastazioni. Yallop afferma:”L'omicidio di Luciani - Papa Giovanni Paolo I – venne eseguito per impedirgli di rimuovere Marcinkus, che era la base per il sostegno di Calvi, Sindona e Gelli.”[6]

Quando venne eliminata la polvere dalla misteriosa morte di Giovanni Paolo, essa lasciò nella sua scia una serie di omicidi, assassini e “suicidi” che solo la mafia avrebbe potuto eguagliare per il sangue freddo. Di tutti i principali attori sulla scena rimangono ancora, nella gestione, solo Marcinkus e Gelli. Yallop racconta nel dettaglio ognuno degli omicidi e dei “suicidi”, e le sue pagine, che sono molto difficili da confutare, sono una triste lettura. Il suo libro IN GOD'S NAME merita un'attenta lettura per tutti coloro che sono preoccupati per la libertà. 
A causa delle critiche sul fatto che non è mai stata fatta alcuna comunicazione della propria ricchezza, il Vaticano negli anni recenti ha cercato di riformare alcune delle sue politiche monetarie, ma molto resta ancora da fare. Nessuna stima può essere fatta dell'immensa ricchezza del Vaticano, ma possiamo intravedere alcuni barlumi di questa impresa multimiliardaria attraverso le varie opere apparse negli anni recenti.

Ostling, nella sua opera “Secrecy in The Church”, scritta da un punto di vista simpatetico con la Chiesa, fornisce alcuni spunti interessanti sulla ricchezza del papato. Egli racconta che il defunto vescovo James A. Pike (convertito dal Romanesimo alla Dottrina Episcopale) scrisse quello che lui chiama un articolo sensazionale, in cui disse che i gesuiti avevano la maggioranza delle azioni della Bank of America, la più grande della nazione, e che essi guadagnavano 250 milioni di dollari all'anno dai propri investimenti (un quarto di miliardo). Egli continua dicendo che i gesuiti “balbettano, ma essi non hanno mai fatto un resoconto completo delle loro partecipazioni.”[7]



Gollin, uno scrittore freelance che a tentato di fare una ricerca sulla ricchezza papale, ha stimato i titoli e le proprietà commerciali delle Diocesi degli Stati Uniti nell'ammontare di quasi “un miliardo di dollari”.[8]

Nino Lo Bello stima “il reddito annuale dei gesuiti americani a 250 milioni di dollari”. Egli sostiene che tutte le unità cattoliche negli Stati Uniti e in Canada combinate assieme detengono un patrimonio di più di 80 miliardi di dollari e un reddito di circa 12,5 miliardi di dollari.”[9]

Fu nientemeno che il cardinale Vagnozzi che, riguardo alle finanze vaticane, osservò:”Ci vorrebbe una combinazione di Kgb, Cia e Interpol per ottenere solo una vaga idea di quanto e dove sia il denaro”[10]

Secondo questo cardinale, tre delle più potenti agenzie del mondo non potrebbero che avere una vaga idea di quanto vale il Vaticano. Yallop sottolinea che il “Vaticano acquistò all'interno di General Motors, Shell, Gulf Oil, General Electric, Bethlehem Steel, IBM e TWA." Egli prosegue dicendo che “il Vicario di Cristo aveva acquisito un nuovo titolo non ufficiale: Presidente del Consiglio di Amministrazione.”[11]

Il Vaticano ha acquisto anche “partecipazioni di maggioranza in società nel settore assicurativo, dell'acciaio, del finanziamento, della farina e degli spaghetti, dell'industria, del cemento e dei beni immobili.”[12]

Esso possiede parti del centro di Montreal, in Canada, parti di Città del Messico, in Messico, molti dei principali hotel in Italia, isolati di beni immobili nello Champs D'Elysee di Parigi, l'area del Watergate a Washington, D.C., il settore immobiliare nella città di New York e l'intera città satellite di Lomas Verdes in Messico.

Questa è solo la punta dell'iceberg, perché gran parte della ricchezza del Vaticano è nascosta in società finanziarie di modo che sia difficile arrivare vicino ad una stima della sua grande ricchezza. E' interessante osservare, inoltre, che papa Giovanni Paolo, il quale fu assassinato in Vaticano, mirava a riformare le finanze vaticane. Yallop, nel suo lavoro, sostiene che questa potrebbe essere stata una tra la mezza dozzina di ragioni per le quali egli venne assassinato proprio in Vaticano. Un altro fatto interessante è che Papa Giovanni Paolo si confessava a Padre Dezza. Persino il Papa ha un prelato a cui egli si confessa, e il povero Papa Giovanni Paolo, per qualche motivo, scelse il capo dei gesuiti come suo “Padre Confessore”. Se per qualsiasi motivo egli scelse di confidare alcune delle sue proposte di cambiamenti a Dezza, potrebbe aver involontariamente suggellato la sua condanna a morte.

Malachi Martin, ex professore gesuita presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma, nel suo nuovo libro "RICH CHURCH POOR CHURCH", stima le ricchezze della “chiesa” a 300 miliardi di dollari. Egli fa notare che il Vaticano è:



“il più grande singolo azionista al mondo con circa 20 miliardi di dollari investiti in modo tracciabile (ma molti di più investiti in modo non tracciabile) con depositi di oro superiori a quelli della maggior parte dei paesi di media grandezza, e con operazioni immobiliari in tutto il mondo.”[13]

In un altro punto egli continua dicendo che:

“l'elenco delle imprese e delle banche in Italia e all'estero, in cui il Vaticano ha acquisito una partecipazione di maggioranza prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, quando viene aggiunto alla lista di quelle in cui esso ha acquisito un interesse minore ma sostanziale, riempirebbe sessanta o settanta pagine di questo libro.”[14]

Anche Martin, che classifica ancora se stesso come cattolico romano, è costernato dall'entità della ricchezza del Vaticano, quando questa si contrappone ai milioni di poveri cattolici di tutto il mondo. L'attuale papa parla molto di giustizia economica. Sebbene molto sia stato scritto sull'attuale papa in termini entusiastici, Yallop non condivide questo riconoscimento dei giornalisti internazionali.

Yallop afferma candidamente:

“Nel pontificato di Giovanni Paolo II è rimasto tutto come prima. Il business ha beneficiato enormemente non solo dall'omicidio di Albino Luciani, ma anche dagli omicidi che hanno fatto seguito a questa strana morte solitaria nel Vaticano.”[15]

Egli continua dicendo:

”Milioni di parole sono state scritte dopo l'elezione di Karol Wojtyla, nel tentativo di analizzare e capire che tipo di uomo fosse. Come si può vedere, egli è il tipo d'uomo che poteva consentire a uomini come Villot, Cody, Marcinkus, Mennini, De Strobel e Poletto di rimanere in carica.”[16]

E aggiunge:

“Si tratta di un papato di due pesi e due misure, una per il Papa e una per il resto dell'umanità”

“Non può esserci difesa sulla base dell'ignoranza, Marcinkus risponde direttamente al Papa.”[17]



Note:


I.Martin, Malachi, THE FINAL CONCLAVE, Stein and Day, New

York, 1978. p. 18

2. Ibid., p. 26

3. Ostling, Richard, SECRECY IN THE CHURCH, Harper and

Row, N.Y. 1974, p. 51

4.Yallop, David, IN GOD'S NAME, Bantam Books, N.Y., N.Y.

1984, p 97

5. loc. cit.

6. Ibid., p. 103

7. Ostling, p. 49

8. loc.cit.

9. Ibid., p. 50 10.Yallop,p. 105

11. Ibid., p. 99

12. Ibid., p. 98

13. Martin, Malachi, RICH CHURCH POOR CHURCH, G. P. Put-

nam's Sons, N.Y., N.Y. 1984, p. 14

14. Ibid., p. 40

15.Yallop, p. 264

16. Ibid, p. 265

17. Ibid., p. 264








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