lunedì 11 marzo 2013

Aggiornamenti Sociali: Governo Mondiale gesuitico in risposta alla crisi [fabbricata dai gesuiti]


L'azienda Vaticano & Gesuiti S.p.a. è da tempo padrona indiscussa della finanza terrena [ 123 ], ed è, pertanto, artefice primaria della crisi economica globale; una crisi fabbricata anche attraverso la Goldman Sachs degli allievi dei gesuiti Mario Draghi e Mario Monti, nonché del cattolico Romano Prodi.

Sul potere della Goldman Sachs e dei Gesuitici Draghi e Monti si legga anche Goldman Sachs, il lato ombra di Draghi e Monti pubblicato sul Fatto Quotidiano il giorno 11 novembre 2011, da cui estraiamo qualche passo:



"Nei giorni scorsi Le Monde ha scritto che la Goldman Sachs rappresenta il lato ombra di Mario Draghi, ex governatore della Banca d’Italia e attuale presidente della Bce. Alla lista va aggiunto anche Mario Monti. Vediamo perché.

La Goldman Sachs è la più potente banca d’affari americana, che condiziona mercati e governi. Ha detto la verità il trader indipendente Alessio Rastani, prendendosi gioco della Bbc e rilasciando un’intervista in cui dichiarava che “i governi non  governano il mondo, Goldman Sachs governa il mondo. Nel film Inside Job, del regista Charles Ferguson, la banca d’affari risulta tra le protagoniste della crisi economica innescata nel 2008 negli Stati Uniti. In questo lungo post sul mio blog trovate la storia completa."

[...]


"Ora torniamo a Mario Draghi. Dal 2002 al 2005 è stato vicepresidente e membro del management Committee Worldwide della Goldman Sachs. Insomma: proprio nel periodo in cui in America le banche d’affari erano scatenate in manovre speculative e scavavano il baratro finanziario che si è materializzato nel 2008, trascinando il resto del mondo. Non sapeva nulla di queste tendenze l’economista italiano?



Anche Mario Monti lavora per la banca d’affari: dal 2005 è International Advisor per Goldman Sachs e precisamente membro del Research Advisory Council del “Goldman Sachs Global Market Institute”. Cioè dall’anno in cui si stava progettando la crisi economica mondiale, di cui parlerò in una conferenza gratuita.



E' significativo che Llyod Blankfein, presidente di Goldman, in passato abbia detto: «Facciamo il lavoro di Dio». 
La crisi, inoltre, in Europa, è stata aggravata anche dalle misure di austerità volute dall'UE, e dall'introduzione dell'euro, che non è nient'altro che un tool gesuitico che serve a togliere i diritti ai lavoratori, e a ridurre i loro salari.

Adesso, come risposta a questa crisi [voluta da Dio?], l'azienda Vaticano & Gesuiti S.p.a. ci propone il suo governo mondiale [la tecnica problema-reazione-soluzione]; la proposta ci viene fornita attraverso il suo mensile aziendale Aggiornamenti Sociali diretto dai gesuiti, che si occupa di gestire il potere politico terreno della Compagnia. Per chi non lo sapesse:





"Aggiornamenti Sociali è un mensile che, dal 1950, offre approfondimenti e analisi sulla vita sociale, politica, ecclesiale del nostro Paese. Affronta gli snodi cruciali della società alla luce dei risultati di ricerche scientifiche e degli insegnamenti sociali della Chiesa, per fornire al lettore strumenti che lo possano aiutare ad orientarsi in un mondo in continuo cambiamento.

Frutto dell’intenso lavoro di una équipe composta da laici e gesuiti di Milano e di Palermo, la Rivista conta sui contributi di numerosi collaboratori nelle Università e nei più diversi ambiti professionali.

Aggiornamenti Sociali fa parte della rete delle riviste e dei Centri di ricerca e azione sociale dei gesuiti in Europa, e della Federazione Jesuit Social Network – Italia."


L'articolo [che potete scaricare a questo link in pdf] è comparso nel numero di febbraio del 2012, e occupa le pagine 117-125. Esso è così introdotto da gesuitinews:





"“Nuovi orizzonti per la finanza internazionale” è il titolo dell’articolo apparso su Aggiornamenti Sociali e ripreso interamente sul sito del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. L’articolo, a firma di Paolo Foglizzo, parla della Nota pubblicata il 24 ottobre dal Dicastero vaticano e intitolata “Per una riforma del sistema finanziario e monetario internazionale nella prospettiva di un’autorità pubblica a competenza universale”. Il documento si propone una riforma del sistema finanziario globale che proceda nella direzione dell’istituzione di una autorità pubblica a competenza universale. L’autore si interroga sulla basi su cui riposa tale proposta e sui passi possibili da percorrere per cominciare a realizzarla."



Vediamo qualche passo di questo articolo:





Un recente documento del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace propone una riforma del sistema finanziario globale che proceda nella direzione dell’istituzione di una autorità pubblica a competenza universale. Su quali basi riposa tale proposta? Con quali passi sarebbe possibile cominciare a realizzarla? Quali elementi della nostra realtà si evidenziano se la osserviamo in questa prospettiva?

Il 24 ottobre 2011 il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace ha presentato la Nota Per una riforma del sistema finanziario e monetario internazionale nella prospettiva di un’autorità pubblica a competenza universale (disponibile in ): una proposta per affrontare le cause dello scatenarsi della crisi finanziaria globale, che intendeva anche essere un contributo in vista del vertice del G20 che si sarebbe svolto poco dopo (Cannes, Francia, 3-4 novembre 2011).

Attraverso questa Nota, il dicastero vaticano porta avanti la propria missione di «diffondere, approfondire e contribuire alla sperimentazione della dottrina sociale della Chiesa» (Toso 2012, n. 1), illuminando attraverso di essa i problemi emergenti a livello globale ed esibendone la vitalità. È quanto era già accaduto in passato con le questioni del debito estero dei Paesi poveri, del razzismo, del commercio internazionale di armi, della riforma agraria e della corruzione (cfr riquadro a p. 118). Non è peraltro la prima volta che il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace rivolge la propria attenzione a questioni economiche e finanziarie, come dimostrano una serie di pubblicazioni e seminari internazionali (Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace 1994a; 1994b; de Salins e Villeroy de Galhau 1994) e soprattutto la più recente nota pubblicata in vista della Conferenza di Doha del 2008 (Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace 2008).

Il documento dello scorso ottobre si inserisce dunque in un lungo percorso di ricerca, riflessione e proposta, ma soprattutto si fonda sul magistero pontificio, in particolare le encicliche Pacem in terris (1963) e Caritas in veritate (2009), di cui specifica e concretizza il messaggio nella situazione attuale della finanza internazionale. In queste pagine ne presenteremo brevemente il contenuto, per evidenziare poi quale contributo esso puo dare alla comprensione di alcune situazioni concrete; termineremo con l’esame di alcune delle reazioni che il documento ha suscitato.

Il documento attribuisce la crisi a cause generiche; esso parla di:

una combinazione di errori tecnici e responsabilità morali≫ da essa prende avvio la spirale di espansione del credito e della moneta 1, che ha prodotto una serie di bolle speculative e soprattutto un aumento sconsiderato dei rischi assunti dai maggiori istituti finanziari internazionali.

Insomma, come leggiamo dal documento gesuitico, è tutta colpa del ≪liberismo economico senza regole e senza controlli≫[pag.119] e non certo della Goldman dei gesuitici Monti e Draghi; figuriamoci! Tralasciandovi le panzane sull'idolatria della tecnica additata nel documento, passiamo alle proposte gesuitiche; a pag. 120 leggiamo:



"In questo quadro risulta chiaro quale sia il fondamento della proposta di istituire una autorità pubblica mondiale che la Nota avanza. Nella dottrina sociale della Chiesa non è affatto una novità: nel 1963 Giovanni XXIII vi aveva profeticamente dedicato il cap. IV (nn. 68-75) della Pacem in terris, ripreso da Benedetto XVI nel n. 67 della Caritas in veritate.

La logica è relativamente semplice: la crescente interdipendenza tra i Paesi del globo mostra l’emergere di un’autentica comunità politica mondiale, che, in quanto tale, ha un proprio bene comune, che consiste in tutte quelle questioni, sempre più presenti sull’agenda internazionale, che non possono essere affrontate efficacemente a livello nazionale: pace, disarmo, migrazioni, ambiente, sicurezza alimentare, tutela dei diritti umani, economia e politiche di sviluppo, ecc. La promozione di questo bene comune richiede, secondo la tradizione cattolica, l’istituzione di una autorità dotata dei poteri necessari per farsene carico. Al raggiungimento di questo risultato sono infatti strutturalmente inadeguate tutte le forme di coordinamento e concertazione internazionale, a partire dalla diplomazia e dal multilateralismo, per quanto di importanza fondamentale: nessuno degli attori che vi partecipano è infatti autenticamente super partes, e quindi più che il bene comune universale esse hanno inevitabilmente di mira la tutela di interessi particolari (nazionali o di gruppi di Paesi). Le organizzazioni internazionali sul modello delle Nazioni Unite, per quanto parimenti importanti, non hanno la necessaria autorità sui propri membri, mentre forme di coordinamento quali il G7 o il G20 3 mancano di sufficiente rappresentatività, in quanto escludono molti Paesi e rischiano di funzionare come club che tutelano gli interessi dei propri membri (cfr n. 4).

A questo punto [pag. 121] l'articolo specifica chiaro e tondo che ciò che vuole l'azienda Vaticano-Gesuiti S.p.a è proprio un Governo Mondiale e non una generica Governance:

"Per questa ragione la Nota precisa che appare necessario il passaggio dalle attuali forme di governance internazionale (coordinamento orizzontale senza un'autorità super partes) a un vero e proprio “governo condiviso” (shared government): ≪un sistema che, oltre al coordinamento orizzontale, stabilisca un'autorità super partes, funzionale e proporzionato al graduale sviluppo di una società politica mondiale≫ (n. 3).

E voi che credevate che fossero tutti matti quelli che parlavano di Governo Mondiale!

Per indorarci la pillola l'articolo però prosegue:

"Per sgomberare il campo da qualunque equivoco imperialista od orwelliano, la Nota, sulla scorta della Pacem in terris, e estremamente precisa nel delineare la fisionomia di questa autorità pubblica mondiale. Essa deve innanzi tutto essere frutto di un accordo libero e condiviso, che escluda qualunque forma di coercizione: la sua istituzione richiederà dunque tempo e gradualità."

Capito, l'accordo deve essere libero e condiviso! Però chi li conosce questi progetti a parte gli intellettuali organici e coloro che vengono definiti "teorici del complotto"? Il contadino, l'artigiano, la casalinga, il pensionato, il precario, il disoccupato, il gelataio, il muratore, il cuoco, l'avvocato...sono tutti a conoscenza di questo progetto al quale dovrebbero dare un consenso “libero e condiviso”? Questa sembra essere solo aria fritta gesuitica per far credere a chi legge (il target sono le elite intellettuali) che questo governo mondiale non è poi così cattivo. Anche il gesuitico Reich Millenario di Hitler e dei nazisti si presentava con ottimi propositi, ma sappiamo tutti come si sono dispiegati i loro progetti nella pratica. Significativo che l'articolo affermi che ci vorrà tempo e gradualità per la sua istituzione. Questa è la tecnica della rana bollita:



"Il fenomeno della rana bollita risale ad una ricerca condotta dal John Hopkins University nel lontano 1882. Durante un esperimento, alcuni ricercatori americani notarono che lanciando una rana in una pentola di acqua bollente, questa inevitabilmente saltava fuori per trarsi in salvo. Al contrario, mettendo la rana in una pentola di acqua fredda e riscaldando la pentola lentamente ma in modo costante, la rana finiva inevitabilmente bollita."


Finiremmo tutti bolliti nel Governo Mondiale senza che i più nemmeno capiscano cosa sta avvenendo. Il documento prosegue spiegando la riforma del sistema finanziario [pag. 121-122]:

"La mancanza di un autentico governo 5 dispiega i propri effetti anche sull’economia e sulla finanza internazionali, a causa del progressivo indebolimento delle istituzioni finanziarie internazionali nate con gli accordi di Bretton Woods del 1944 (cfr n. 4; sul punto cfr anche Palais-Royal Initiative 2011, n. 4, che però si esprime in termini di governance). Un secondo elemento è la mancanza di ≪un corpus minimo condiviso di regole necessarie alla gestione del mercato finanziario globale≫ (n. 4).

In questa situazione occorre ≪avviare un processo di profonda riflessione e di riforme, percorrendo vie creative e realistiche, tendenti a valorizzare gli aspetti positivi delle istituzioni e dei fora già esistenti≫ (ivi). Non partiamo dunque da zero, ma possiamo costruire quanto appare indispensabile a partire da esperienze positive già realizzate. La Nota ne indica due. La prima è la logica ≪di pace, coordinamento e prosperità comune≫ alla base degli accordi di Bretton Woods, e in particolare del Fondo monetario internazionale (FMI), il cui statuto contiene potenzialità probabilmente ancora inesplorate. La seconda, a livello regionale, è quella della Banca centrale europea [governata dal gesuitico Mario Draghi, ndr]. Ci sembra non casuale che, insieme all’UE e al “Fondo salva-Stati”, siano le istituzioni a cui si guarda per la soluzione della crisi del debito sovrano dei Paesi dell’area euro, a partire dalla Grecia. La prospettiva è quella di giungere all’istituzione di una sorta di “Banca centrale mondiale”, incaricata di regolare i flussi monetari globali alla stregua delle banche centrali nazionali 6. Nel percorso verso la riforma del sistema monetario e finanziario internazionale trova spazio anche la formulazione di alcune proposte concrete di rapida attuabilità: misure di tassazione delle transazioni finanziarie (cfr Becchetti e Ciampoli 2011); forme di ricapitalizzazione delle banche condizionate a impieghi a sostegno dell’economia reale e non della speculazione finanziaria; una più chiara distinzione tra l’ambito dell’attivita creditizia ordinaria e quella delle banche d’investimento (investment banking). Sono le questioni all’ordine del giorno, in particolare dei vertici europei.

Naturalmente nessuna parola su quale sia l'origine del debito sovrano e sulla mancanza di sovranità monetaria. Il documento finisce con queste parole:

"Solo un'autorità davvero super partes potrà invece tener conto del punto di vista di tutti coloro su cui l’applicazione delle regole avrà comunque un impatto: nel nostro caso la stragrande maggioranza della popolazione mondiale che ai mercati finanziari non ha accesso, ma

che subisce le conseguenze delle loro oscillazioni. Anche in campo economico solo un efficace governo è in grado di produrre una effettiva democrazia."



Se la "super partes" BCE è in mano a gesuiti, pensate che se questi ci propongono una “super partes” Banca Centrale Mondiale ed un “super partes” Governo Mondiale poi non si interessino di controllare queste istituzioni? Vivete in una fiaba?

Cari lettori mettetevi l'anima in pace, il Governo Mondiale "super partes" diretto dall'azienda più ricca del mondo Vaticano & Gesuiti S.p.a. sta arrivando con il vostro consenso "libero e condiviso", che lo vogliate o no! L'unica differenza sta nel fatto che voi pochi che avete letto questo articolo siete delle rane bollite consapevoli, tutti gli altri delle semplici rane bollite. Se non volete essere così pessimisti iniziate a parlarne e a fare qualcosa.



si legga anche:






L'Internazionale di Dominio dei Gesuiti: "Il Mondo è la nostra casa" 

Qui sotto le pagine dell'articolo completo: