giovedì 18 marzo 2010

Lovelock, la depopolazione, l'effetto serra e la geoingegneria

James Lovelock, Biofisico, chimico e climatologo inglese, è il padre della teoria di Gaia, quella teoria che vede la terra come un organismo vivente che si autoregola.
Pochi sanno però che Lovelock è anche uno dei più fondamentalisti sostenitori della teoria del riscaldamento globale dovuta alla CO2 immessa nell'atmosfera dall'essere umano. Prima di procedere oltre diciamo ancora due parole sul retroterrea di Lovelock.
Da Massoneria e sette segrete di Ephiphanius leggiamo:
"  Presso la cattedrale di New York  ha pure sede la Lindisfarne Association, fondata dal filosofo new age Irving Thompson, convinto sostenitore del culto di GAIA, la madre terra. Fu in questa cattedrale, infatti, che nel 1979, dal pulpito del rev James F. Morton, il biologo James Lovelock, espose per la prima volta la teoria di GAIA"
Lovelock è un membro dell'esoterica Associazione Lindisfarne; Il loro sito  http://www.williamirwinthompson.org riporta:
"  L'Associazione Lindisfarne è un'associazione di artisti, scienziati e religiosi contemplativi dedicata allo studio e alla realizzazione di una nuova cultura planetaria per la nostra nuova civiltà globale".   In altri termini: Globalist we can!
Lovelock, dal 1974, è anche membro della massonica Royal Society.

Qui sopra un'immagine di un incontro alla Lindisfarne nel 1988. Lovelock è l'ultimo a destra
In questa intervista il "verde ed ecologista" Lovelock cosi presentava la sua preferenza per il nucleare al fine di risolvere il problema energetico:
  "  Lovelock:...da scienziato so che costruire una centrale nucleare causa una quantità di emissioni di anidride carbonica che è un quarantesimo di quella richiesta da un impianto eolico, a parità di energia prodotta. Inoltre, costruire una centrale atomica richiede solo quattro o cinque anni, una soluzione rapida.
Intervistatore: tornando al nucleare, è seria la sua proposta di mettere le scorie nella foresta tropicale?
Lovelock: Certo. Ho proposto anche di metterle in un pozzo nel giardino. Ma poichè molti le temono, tanto vale metterle nelle foreste, dove nessuno taglierebbe più gli alberi perchè nessuno vuole comprare legname " contaminato dalle radiazioni..."
Secondo Lovelock nel 2050, a causa dello scioglimento dei ghiacciai, una città come Londra potrebbe essere sommersa dall'acqua e intere popolazioni potrebbero essere costrette ad emigrare.
In un suo articolo del 20/01/2006 egli scriveva a proposito dell'effetto serra su Gaia: "Gli specialisti del clima la considerano estremamente malata, e ritengono che potrebbe presto prendersi una febbre morbosa che potrebbe durare 100.000 anni [...] Abbiamo fatto prendere a Gaia una febbre pesante, e presto le sue condizioni peggioreranno fino ad assomigliare a un coma."  Egli diceva che a causa di questo febbrone "  prima che questo secolo finisca miliardi di noi moriranno e i pochi che sopravvivranno vivranno nell’Artico dove il clima resterà tollerabile."
Anche in un' intervista pubblicata su La Stampa il 13 giugno 2009 Lovelock sosteneva che il riscaldamento globale avrebbe portato ad una catastrofe globale che avrebbe lasciato sulla terra 1 miliardo di uomini: "  La gente sarà costretta ad emigrare verso i poli, verso luoghi come il Canada. Entro la fine del secolo ci sarà meno di un miliardo di persone".
Considerando che la popolazione attuale del pianeta è di circa 7 miliardi di persone, questa catastrofe comporterebbe la morte di 6-6,5 miliardi di persone e secondo Lovelock, tutte avverranno nell'arco di un secolo! Roba da poco!
Ad una domanda dell'intervistatore sulla geoingegneria Lovelock risponde:
"  Credo che valga la pena prendere in esame soluzioni come quella dell’immissione di aerosol di zolfo nella stratosfera per riflettere parte del calore solare verso lo spazio, per poter raffreddare il pianeta."
e poi terminava dicendo
"  È come la calma prima della seconda guerra mondiale, in Gran Bretagna, quando ero giovane. Nessuno ha fatto niente, finché non sono cominciate a cadere le bombe. In realtà non ci rendiamo conto del cambiamento climatico, che la maggior parte di noi considera solo una teoria. Spero che quando ci sarà il primo grande disastro climatico resteremo uniti, come se stessero invadendo il nostro paese"

Nella mia mente non fa che ronzare uno "strano pensiero" leggendo le sue parole che lodano la geoingegneria, parlano di disastro climatico e infine invitano a restare uniti come se fossimo in guerra. Il ronzare aumenta quando mi rendo conto che l'effetto serra di origine antropica dovuto alla CO2 è una bufala colossale.
Per approfondire più nel dettaglio la preferenza di Lovelock verso la geoingegneria leggiamo a pagina 181 del suo libro pubblicato nel 2006 dal titolo La rivolta di Gaia:
"  Mi sono chiesto, quindi, se non vi potesse essere un modo ancora più semplice per raffreddare la Terra. Potremmo pensare per esempio di imitare il ben noto effetto di raffreddamento dei grandi vulcani. Il Pinatubo, nelle Filippine, con la sua eruzione del 1991, provocò l'immissione nella stratosfera di biossido di zolfo (anidride solforosa), che a contatto con l'aria diede origine ad un aerosol di goccioline di acido solforico. Queste goccioline, fluttuando per diversi anni a bassa quota, hanno contrastato in misura significativa il riscaldamento serra. Perchè non immettere attivamente nella stratosfera un aerosol di minuscole goccioline di acido solforico semplicemente facendo volare alla quota appropriata aerei predisposti per bruciare carburante contenente una piccola quantità di zolfo? Ora, le rotte aeree più intensamente trafficate dell'emisfero settentrionale sono prevalentemente nella stratosfera. Ho scoperto successivamente che questa era già stata formulata dal russo M.I Budyko negli anni settanta, ed era stata respinta in quanto si riteneva potesse incoraggiare un consumo smodato di combustibili fossili. Ma oggi, potrebbe consentirci di guadagnare il tempo necessario a permettere la nostra ritirata sostenibile.
le compagnie petrolifere di solito rimuovono i composti contenenti zolfo dai carburanti per l'aviazione, così da ridurrre l'inquinamento a livello mondiale. Non sarebbe difficile fonire carburante contenente tra lo 0,1 e l'1 per cento di zolfo, la quantità necessaria alla produzione di aerosol. Naturalmente vi sarebbero problemi, come quelli implicati dalla complessa chimica che presiade all'esaurimento dell'ozono stratosferico. Robert E. Dickinson, dell'Arizona University Insitute of Physics, ha fatto comunque uno studio completo e dettagliato del miglioramento reso possibile dagli aerosol, che io raccomando vivamente a chiunque sia interessato a indagare ulteriormente su questa possibile via di fuga temporanea dal surriscaldamenteo"

Più avanti, a pag. 194 egli sostiene che:
"  La radice dei nostri problemi ambientali deriva da una mancanza di vincolo sulla crescita della popolazione"   e poi che "  personalmente ritengo che sarebbe saggio mirare ad una popolazione stabilizzata compresa tra mezzo miliardo e un miliardo di abitanti, per essere liberi di vivere in molti modi diversi senza dannegiare Gaia. A prima vista questo potrebbe sembrare un traguardo difficile, improponibile e perfino senza speranza, ma gli eventi dell'ultimo secolo lasciano credere che osso essere più facile di quanto si pensi"
A pagina 201 leggiamo la concezione che Lovelock ha degli esseri umani all'interno di Gaia:
"  Gaia - la Terra che vive - è ormai anziana e non ha più la capacità di recupero che possedeva due miliardi di anni fà. Ancora tenta di lottare contro l'ineluttabile incremento del calore solare cercando di mantenere la temperatura della Terra fresca a sufficienza per la miriade di forme di vita che la abitano. Ma, guisto per darle un pò di filo da torcere, una di queste forme di vita, gli esseri umani - quei litigiosi animali tribali sempre pervasi da sogni di conquista - hanno pensato bene di assoggettare la Terra solo per il proprio tornaconto. Con inaudita insolenza, si sono accapparrati le riserve di carbonio che Gaia aveva sepolto (al preciso scopo di mantenere l'ossigeno al giusto livello), e le hanno bruciate. così facendo, hanno usurpato l'autorità di Gaia contrastando il suo sforzo inesausto di mantenere il pianeta adatto alla vita: quegli esseri umani pensavano infatti solo alla loro comodità e alla loro convenienza"

 Visto che per Lovelock gli esseri umani sono solo dei "litigiosi animali tribali sempre pervasi da sogni di conquista",   il fatto che ne possano morire miliardi al fine di "essere liberi di vivere in molti modi diversi senza dannegiare Gaia",  penso che non debba dispiacere più di tanto al nostro "grande scienziato". Questa sì che è vera scienza "non allarmista", "saggia" e "illuminata"!
Non possiamo non chiederci se la morte di miliardi di "litigiosi animali tribali", auspicata dal nostro "grande scienziato" Lovelock, sia possibile solo ed esclusivamente ad opera della CO2 killer o se per caso la diffusione di "un aerosol di minuscole goccioline...facendo volare alla quota appropriata aerei predisposti",  come egli stesso vorrebbe, possa dare qualche piccolo aiutino..a far trapassare un pò di anime che non ne vogliono sapere di morire per via della sola CO2...e forse lo sta già dando.
Cosiderando che Lovelock ha ormai novant'anni, alcuni potrebbero pensare che le sue teorie siano le ultime farneticazioni di un'uomo in preda alla demenza senile, ma guardandoci un pò intorno si scopre che le previsioni catastrofiche abbinate alla "soluzione" della geoingegneria sono un'opzione tenuta molto in considerazione da certi think tank al fine di contrastare la bufala dell'effetto serra e arrivare al Nuovo Ordine Mondiale. Ad esempio nella rivista Affari Internazionali, organo del think tank italiano Istituto Affari Internazionali, c'è un articolo del 18/09/2009 a firma di Filippo Chiesa e dal titolo Uno scudo di emergenza contro il riscaldamento climatico.

Filippo Chiesa, in questo articolo ci dice che
"La ricerca scientifica sui metodi per abbassare artificialmente la temperatura terrestre suscita giustificati timori. Ma la realtà è che tali metodi sono già oggetto di studio di molti scienziati, aziende, e istituti di ricerca."
Che strano, sarà Filippo il solito complottista? Eppure non sembra un D.J.! Ha appena completato un master in economia internazionale e politiche ambientali e energetiche presso la School of Advanced International Studies (SAIS) della Johns Hopkins University, Bologna – Washigton, DC. Mi avevano detto che la ricerca sul controllo del clima era una bufala, una cosa solo ipotetica e fantasiosa e adesso scopro che questa è "oggetto di studio di molti scienziati, aziende, e istituti di ricerca."   Chiesa dice che "  la geoingegneria rappresenta un’alternativa affascinante alla riduzione delle emissioni ma non priva di rischi"   e che "   Il futuro del pianeta potrebbe, in poche parole, essere lasciato nelle mani di pochi individui con il potere di cambiare artificialmente la temperatura globale."   Ma la geoigegneria "può rappresentare una necessaria misura di emergenza in caso gli effetti del cambiamento climatico risultino davvero più gravi del previsto. I rischi degli effetti collaterali della geoingegneria e il pericolo di un’azione unilaterale non possono tuttavia essere sottovalutati"  per cui si dovranno "   stabilire dei finanziamenti alla ricerca che permettano di verificare i rischi e le opportunità effettive della geoingegneria. In secondo luogo, ricerca e esperimenti potrebbero essere posti sotto la supervisione di un organo multilaterale che tenga in considerazione gli obiettivi di tutti gli interessati".
Queste parole evocano nella mia mente ciò che è stato fatto con l'emergenza pandemica dell'influenza suina.
In questa emergenza è stato immesso nel mercato un vaccino non testato, inutile e dannoso per la salute in risposta ad una pandemia letteralmente inventata dai mass media.
Possiamo ipotizzare ora cosa potrà succedere con la geoingegneria. Ci diranno, come hanno ormai già iniziato a fare, che il mondo è sull'orlo di una catastrofe globale per via della bufala del global warming, analogalmente di come hanno fatto con la bufala della suina. Poi isituiranno un "  organo multilaterale sovranazionale e non eletto"   a cui delegare le operazioni sul controllo artificiale del clima; infine questo organo si occuperà di applicare quelle  "  soluzioni di emergenza"   che, però, guardando i nostri cieli, molti scoprono che hanno già iniziato a operare da un pò, anche se per ora tutte le fonti ufficiali lo negano. Per cui, come hanno fatto con il vaccino non testato per il virus H1N1, ci diranno che, si, la geoigegneria presenta dei rischi, ma è necessario agire ORA, per evitare effetti ben più catastrofici in futuro. E tutto per il bene di GAIA....almeno così ci vogliono far credere

Sotto l'articolo completo.

Uno scudo di emergenza contro il riscaldamento climatico.

A meno di tre mesi dalla conferenza climatica di Copenhagen, le speranze di negoziare un accordo tra paesi sviluppati e paesi emergenti che riduca sostanzialmente le emissioni di gas a effetto serra sono appese ad un filo. Al tempo stesso, sta prendendo piede l’idea di raffreddare intenzionalmente il clima attraverso pratiche di geoingegneria. Date le opportunità e i rischi che tali pratiche presentano, è auspicabile che si dia inizio ad un dialogo tra policy-makers, scienziati ed esperti di relazioni internazionali su come regolamentare il progresso di questa nuova frontiera scientifica.

Corsa contro il tempo
Le conseguenze nefaste del surriscaldamento climatico potrebbero verificarsi ben prima di quanto inizialmente previsto. Alcune di esse potrebbero essere catastrofiche; per fare solo un esempio, lo scioglimento dei ghiacciai dell’artico potrebbe rilasciare nell’atmosfera alte dosi di metano, che farebbero aumentare la temperatura del pianeta in modo imprevedibile. Per tentare di ridurre la probabilità di cambiamenti climatici catastrofici, le emissioni di CO2 dovrebbero essere ridotte del 60 o 80% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2050 – un obiettivo molto arduo da raggiungere.

In questo contesto, molti studiosi hanno iniziato a considerare metodi per abbassare il livello di temperatura globale senza necessariamente ridurre le emissioni di CO2. Il termine geoingegneria si riferisce ad alcune tecniche finalizzate ad aumentare la riflessività dell’atmosfera (ed aumentare così la quantità di radiazioni solari riflesse prima che esse raggiungano la terra) o ad aumentare la capacità della terra di assorbire l’anidride carbonica già presente nell’atmosfera. Entrambi i metodi otterrebbero una riduzione della temperatura globale. Il primo obiettivo può essere raggiunto attraverso il lancio di particelle di diossido di zolfo nella stratosfera (in modo da ricreare l’effetto di un’eruzione vulcanica che tende a diminuire la temperatura terrestre) o l’inondazione delle nuvole con una soluzione salina – anch’essa infatti ha la proprietà di riflettere le radiazioni solari. L’aumento della capacità della terra di assorbire anidride carbonica potrebbe invece essere raggiunto attraverso la fertilizzazione degli oceani (che si riempirebbero così di più alghe, voraci di CO2) o la creazione di centrali di assorbimento del carbonio.

Il vantaggio principale della geoingegneria è che si tratta di un mezzo relativamente economico di tenere a freno il surriscaldamento globale. Si stima che la messa in pratica di alcuni di questi progetti costerebbe qualche centinaio di milioni di dollari all’anno, una cifra alla portata di qualsiasi paese sviluppato. La riduzione delle emissioni, per essere efficace, deve invece essere coordinata tra molti paesi con interessi divergenti , ed è perciò soggetta al problema del free riding (la tentazione di trarre i vantaggi dagli sforzi altrui senza contribuire all’obiettivo comune); la geoingegneria potrebbe risolvere tale problema. Grazie a questi vantaggi, essa viene considerata sempre di più come uno “scudo di emergenza” contro il cambiamento climatico, da usare in caso di necessità estrema. In quest’ottica, la geoingegneria ha destato interesse presso società scientifiche, premi Nobel per la chimica, prestigiose riviste di relazioni internazionali quali Foreign Affairs, ed alcuni esperti vicini all’attuale amministrazione americana.

I rischi della geoingegneria
La geoingegneria rappresenta un’alternativa affascinante alla riduzione delle emissioni, ma non priva di rischi. Aumentare la riflessività delle nubi non contribuisce a diminuire la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera, causa dell’acidificazione degli oceani in grado di distruggere l’ecosistema marino. Inoltre, spruzzare diossido di zolfo nella stratosfera potrebbe aumentare il rischio di piogge acide o manomettere pericolosamente il ciclo idrico, causando temporanei eccessi o scarsità di piogge in varie zone del pianeta.

Modificare intenzionalmente il clima potrebbe inoltre privare gli ecosistemi della capacità di adattarsi gradualmente ai cambi di temperatura e renderebbe impossibile tornare indietro una volta “girato il termostato” per la prima volta. Tutti questi rischi sono rinforzati dal fatto che, come ricordato in precedenza, i progetti di ingegneria potrebbero essere lanciati anche da una sola nazione con le risorse finanziarie sufficienti a farlo. Questa caratteristica porta con sé tutti i rischi dell’azione unilaterale, che potrebbe non tenere in considerazione gli effetti degli esperimenti geoingegneristici sugli altri paesi. Il futuro del pianeta potrebbe, in poche parole, essere lasciato nelle mani di pochi individui con il potere di cambiare artificialmente la temperatura globale.

Come evitare un volo di Icaro
Modificare il clima terrestre può sembrare una forma di hubris scientifica. È anche vero, però, che le attività umane hanno già contribuito a modificare il clima in modo non intenzionale, attraverso enormi emissioni di gas ad effetto serra. La possibilità di raffreddare la temperatura planetaria attraverso la geoingegneria non può diventare un’alternativa di lungo periodo alla riduzione delle emissioni e alla trasformazione dei modelli di sviluppo economico, ma può rappresentare una necessaria misura di emergenza in caso gli effetti del cambiamento climatico risultino davvero più gravi del previsto. I rischi degli effetti collaterali della geoingegneria e il pericolo di un’azione unilaterale non possono tuttavia essere sottovalutati. La comunità scientifica e i rappresentanti dei governi potrebbero iniziare un dialogo – inserendolo negli incontri di preparazione alla conferenza di Copenhagen – con tre chiari obiettivi. Innanzitutto, stabilire dei finanziamenti alla ricerca che permettano di verificare i rischi e le opportunità effettive della geoingegneria. In secondo luogo, ricerca e esperimenti potrebbero essere posti sotto la supervisione di un organo multilaterale che tenga in considerazione gli obiettivi di tutti gli interessati. Infine, una serie di norme internazionali potrebbero essere negoziate per regolamentare in modo efficace la possibilità di utilizzo dei progetti di geoingegneria qualora ve ne sia la necessità.

La ricerca scientifica sui metodi per abbassare artificialmente la temperatura terrestre suscita giustificati timori. Ma la realtà è che tali metodi sono già oggetto di studio di molti scienziati, aziende, e istituti di ricerca. Coordinare la ricerca a livello internazionale farebbe sì che, se davvero ci trovassimo in dovere di fermare trasformazioni catastrofiche per l’ecosistema terrestre, potremmo tentare di farlo in modo multilaterale e con maggior cognizione di causa. Lasciare a pochi individui la possibilità di lanciare, in modo avventuristico, progetti non sottoposti a rigore scientifico equivarrebbe a volare verso il sole con delle ali di cera.

Filippo Chiesa ha appena completato un master in economia internazionale e politiche ambientali e energetiche presso la School of Advanced International Studies (SAIS) della Johns Hopkins University, Bologna – Washigton, DC (fchiesa08@johnshopkins.it).