sabato 13 luglio 2013

Vaticano: la multinazionale più “tenera”del mondo


E' la nuova frontiera del marketing: se un'azienda ha una cattiva fama per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani, l'illegalità del suo agire, la dannosità dei suoi prodotti...beh, metteteci un tenerone pacioccone come amministratore delegato e la sua immagine cambierà in positivo in men che non si dica. Non conta la sostanza, non conta che l'azienda cambi all'improvviso la sua politica orientata al profitto mentre viola i diritti umani, inquina l'ambiente e sfrutta i suoi dipendenti; basta che faccia credere che sia così. Il capo pacioccone dovrà dare l'apparenza di essere arrivato per cambiare tutto e dovrà recitare grandi atti teatrali; scherzare con i bambini, visitare gli ammalati e gli emarginati, baciare i piedi ai carcerati, fare battute scherzose ma mai volgari, rilasciare grandi e altisonanti dichiarazioni di cambiamento, ecc.; insomma, dovrà far apparire che dopo di lui nulla sarà più come prima; mentre l'azienda, in realtà, non è cambiata di una virgola nella sua essenza orientata al profitto e al potere, né mai cambierà. Tutto questo avrà un grande impatto, perché sappiamo che le masse nella stragrande maggioranza non leggono, né approfondiscono mai le notizie; per la maggioranza conta quello che appare in televisione; quindi, se a capo della multinazionale più ricca, sanguinaria e potente del mondo, la Vaticano & Gesuiti S.p.A., ci metti uno che recita la parte del cagnolino tenerone davanti alla tv, avrai le masse dalla tua parte; e Bergoglio recita proprio questo ruolo.



Anche se a seguito di questa campagna di marketing potrà saltare qualche testa all'interno dei "sacri" palazzi (come avvenuto con lo IOR), sappiamo benissimo che la Vaticano e Gesuiti S.p.A vuole solo agghindarsi per consolidare il proprio potere terreno e condurci, attraverso la “nuova evangelizzazione”, verso un “nuovo ordine mondiale 'soprattutto spirituale'”. La multinazionale Vaticano & Gesuiti S.p.A., al potere da 2000 anni, in tutto questo tempo ha accumulato un'esperienza di marketing che fa impallidire tutte le altre aziende. Ma con le seguenti proposte noi vogliamo colmare questo gap. Pertanto abbiamo selezionato una serie di aziende e istituti bancari con una cattiva immagine, al fine di proporre al loro staff dirigenziale di assumere una serie di amministratori delegati che sappiano conferirgli un look simile a quello raffigurato nelle foto che vedrete.

Monsanto

Microsoft 

Unilever


Goldman Sachs


Bae System


Gruppo Rothschild


Pfizer 






Leggi anche:
Lo Spettacolo del Vaticano e la Moneta dell'Apocalisse

martedì 9 luglio 2013

Il Sole 24 Ore:"I Gesuiti possedevano degli schiavi"

Qui di seguito vi riportiamo un articolo tratto dal sito web de 'Il Sole 24 Ore' che, una volta inserito nel nostro blog, diventerà, ne siamo certi, "complottista". L'articolo in questione si intitola "Schiavi della Compagnia" ed è stato pubblicato a firma di Michela Catto il 28 novembre 2009. Questo articolo parla del possesso di schiavi da parte dei gesuiti, un possesso più volte negato dalla storiografia apologetica e di stampo cattolico dell'Ordine fondato da Sant'Ignazio di Loyola; un ordine che ai giorni nostri ha posizionato i suoi uomini ai vertici della Chiesa e in posizioni chiave del potere mondiale e che non è per nulla cambiato nei suoi obiettivi di schiavizzare e sottomettere popoli e culture in tutto il mondo [adesso la chiamano 'Nuova Evangelizzazione'].




Schiavi della Compagnia


di Michela Catto


28 novembre 2009



Dal loro arrivo sino alla loro espulsione dal Brasile, avvenuta nel 1759, i gesuiti utilizzarono, come gli altri ordini religiosi e i coloni europei, la manodopera amerinda e africana e praticarono il commercio degli schiavi dall'Angola, prima provincia degli ignaziani in Africa. Nel 1640 un visitatore contava nel solo collegio gesuitico di Rio de Janeiro la presenza di ben 600 schiavi, quasi tutti africani.


Come conciliare questa realtà storica con una storiografica, non solo apologetica, che ci ha abituato a pensare ai gesuiti come ai difensori della libertà degli indios, oppositori morali della loro schiavitù e promotori di una umanizzazione della schiavitù dei neri? In parte con le origini relativamente recenti della storia della schiavitù che ha dovuto affrontare tutta una serie di cliché, molti dei quali sorti nel XVIII secolo dallo scontro tra abolizionisti e filoschiavisti.

Per la storia della Compagnia di Gesù si aggiunge il fascino esercitato dalle riduzioni paraguaiane: da Ludovico Antonio Muratori e il suo Il cristianesimo felice nelle missioni dei padri della Compagnia di Gesù nel Paraguai (1743), con la sua esaltazione della Chiesa primitiva, alle interpretazioni che hanno fatto di questa particolare esperienza d'evangelizzazione una trasposizione delle teorie di Platone, Tommaso Moro, o di Campanella. Nel caso specifico del Brasile la figura dei gesuiti baluardi e difensori degli indios scaturì sia dagli studi dei testi prodotti dai teologi gesuiti (che si espressero sempre nei termini del pensiero scolastico tomista applicato, in maniera talvolta parossistica e cinica, alla casistica portoghese) senza indagare la realtà storica della missione brasiliana o africana, sia dall'antagonismo creatosi sin dall'inizio tra l'ottimo rapporto esistente tra i gesuiti in Brasile e la monarchia portoghese e il pessimo rapporto di quest'ultima con i paolisti, «gente ribelle e fuorilegge ... che vive senza freno e timore del castigo dei governatori». Il dettagliato, e privo di ogni intento polemico, studio di Zeron affronta da quattro diverse prospettive (storica. giuridica, teologica e storiografica) il modo attraverso cui i gesuiti "razionalizzarono" la loro pragmatica posizione verso la schiavitù.

Manuel de Nóbrega, primo superiore della missione brasiliana, contribuì a gettare le basi del gesuita giusto, moralmente e politicamente, rendendo la Compagnia di Gesù de facto mediatrice del potere politico portoghese. Tra i coloni, "diavoli" e responsabili dell'instabilità politica della colonia, i preti secolari "cattivi" e i gesuiti "virtuosi" fu posto l'indigeno "nudo" e "selvaggio" a cui si potevano offrire solo due alternative: il divenire protagonista di un processo di educazione religiosa e di civilizzazione promossi dai missionari o di una "perdita" definitiva a causa del suo coinvolgimento nei comportamenti illeciti dei coloni. Secondo il principio agostiniano, la cattività del corpo non implica quella della sua anima, così il lavoro forzato degli indigeni è strumento di inculturazione, il mezzo per trasmettere i valori essenziali della civiltà cristiana occidentale.
La schiavitù degli indigeni divenne in questo modo non solo sostentamento materiale delle missioni gesuitiche, spesso in competizione economica con le attività dei coloni, ma anche definizione della identità politica gesuitica. Dietro il regime "tutelare" degli indigeni si disegna un progetto di tutela di tutta la società coloniale che si giustifica a partire dalla potestas indirecta che la Chiesa deve esercitare legittimamente in caso di degenerazione dell'ordine morale, ostacolo alla salvezza. Il ruolo dei gesuiti in Brasile è l'educazione tanto dei «bambini senza barba» quanto dei coloni, del buon cristiano – l'indigeno – al pari del cattivo cristiano – l'europeo.


Ogni gesuita dissidente da questa linea fu rimpatriato e le numerose istruzioni romane contrarie alla schiavitù furono ignorate. Si iniziò a parlare di libertà degli indigeni solo quando si fece strada con certezza la possibilità di una loro sostituzione con gli schiavi africani: fu questo il compromesso dei gesuiti con il potere coloniale brasiliano.

Carlos Alberto de Moura Ribeiro Zeron, «Ligne de foi: la Compagnie de Jésus et l'esclavage dans le processus de formation de la société coloniale en Amérique portugaise (XVIe-XVIIe siècles)», Paris, Honoré Champion, pagg. 574, euro 67,00.
 






leggi anche:
Le Riduzioni Gesuite del Paraguay: un modello per il NWO?
Il sole 24 ore: "Ignazio di Loyola ebbe intensi legami con gli Alumbrados"


mercoledì 3 luglio 2013

L'Inganno di Don Villa e dei sedevacantisti, il nazismo e l'antisemitismo della Chiesa e i suoi legami occulti con la massoneria

clicca sul link sotto per andare all'articolo:

L'Inganno di Don Villa e dei sedevacantisti, il nazismo e l'antisemitismo della Chiesa e i suoi legami occulti con la massoneria

 

L'Inganno di Don Villa e dei sedevacantisti, il nazismo e l'antisemitismo della Chiesa e i suoi legami occulti con la massoneria




«Mi è stato rimproverato il modo in cui tratto la questione ebraica. Per 1500 anni la Chiesa cattolica ha considerato gli ebrei come esseri nocivi [Schadlinge], li ha confinati nel ghetto ecc., perché si sa cosa sono gli ebrei. Nell’età del liberalismo non si è più visto questo pericolo. Io non metto la razza al di sopra della religione, ma vedo come elementi nocivi per lo Stato e per la Chiesa gli esponenti di questa razza, e forse sto rendendo alla cristianità il più grande servizio”

Adolf Hitler


Dal punto di vista storico è molto interessante riscontrare una certa analogia tra la vecchia propaganda cattolico-nazista anti ebraica, il cui tragico esito fu, nel secolo passato, la seconda guerra mondiale, e la nuova propaganda portata avanti oggi da molti illustri siti “complottisti” cattolici, i quali, appresso alla denuncia del Nuovo Ordine Mondiale, non fanno altro che diffondere il millenario odio razzista e antisemita della Chiesa Cattolica.

Questi ultrafanatici, che a volte si definiscono sedevacantisti, e trovano spesso nell'antisemita Don Luigi Villa il loro faro di verità, affermano che Paolo VI e il Concilio Vaticano II tradirono e pervertirono la missione della Chiesa, perché questi non furono altro che l'espressione del potere dei massoni e degli ebrei, il cui obiettivo era la distruzione del cattolicesimo. Questi sedevacantisti vorrebbero pertanto ritornare al periodo "d'oro" del Cattolicesimo preconciliare, quando il papato era sinonimo di inquisizione, persecuzione degli ebrei, crociate, abusi sessuali, torture, smania di potere e violenze di ogni tipo nei confronti di tutti gli eretici e dell'intera razza umana [non che il papato sia cambiato di molto nei tempi moderni dopo il Concilio Vaticano II]. Troviamo quindi interessante che “il primo, però, a parlare esplicitamente di "sede vacante" fu il gesuita messicano padre Joaquín Sáenz Arriaga (scomunicato nel 1972), che così intitolò un suo libro del 1973.” Quando si tratta di strategie manipolatorie di dominio vaticano la mano dei gesuiti appare sempre presente.


Joaquín Sáenz (y) Arriaga (12 ottobre 189928 aprile 1976) è stato un sacerdote e teologo messicano.

Gesuita dal 1916 al 1952, è stato in seguito critico delle decisioni del Concilio Vaticano II e dei papi post-conciliari. Fu dichiarato scomunicato nel 1972 dalla Conferenza dei vescovi cattolici del Messico. Sáenz è considerato un promotore delle idee sedevacantiste."

...

"Quando il Concilio Vaticano II ha cominciato le riforme da attuare in Messico e Nord America, è stato p. Sáenz y Arriaga che ha guidato la lotta contro i cosiddetti "neo-modernisti". La sua intransigente lotta per il tradizionalismo cattolico lo ha portato ad un rifiuto della "Chiesa Nuova" e diventa il primo a proporre la dottrina del sedevacantismo, che sostiene che, dopo la morte di Papa Pio XII, vi è stata una sede vacante a Roma perché i seguenti papi hanno sposato gli insegnamenti eretici del Concilio Vaticano II."

"P. Sáenz y Arriaga successivamente incorporata queste idee nei suoi libri La nueva iglesia montiniana (La nuova Chiesa montiniana) (1971), e la Sede Vacante: Paolo VI no es Papa legítimo (Sede Vacante: Paolo VI non è più un legittimo papa) (1973). In questi libri egli ha affermato che Paolo VI aveva perduto la sua autorità papale attraverso partenariati pubblici, pertinace e manifesta eresia, una posizione che aveva riferito tenuto per qualche tempo. Era un catalizzatore influenza sui laici e clericali tradizionalisti cattolici che si opponevano alle riforme del Concilio Vaticano II in Messico e Nord America,[...] Secondo il suo biografo, Antonio Rius-Facius, p. Sáenz è morto di cancro alla prostata il 28 aprile 1976. Nel suo testamento, scritto tre giorni prima della sua morte, Sáenz y Arriaga ha scritto: "La mia vita e tutto ciò che è più prezioso per me che ho sacrificato per Cristo, per la Chiesa e per il Papato".

fonte: Wikipedia

“Durante il Concilio Vaticano II, soprattutto in previsione della ratifica del Decreto Nostra Ætate, un documento dedicato ai rapporti con l'ebraismo e con le altre religioni non-cristiane, un'équipe di sacerdoti messicani, guidata dal gesuita Padre Joaquín Sáenz y Arriaga, iniziò a distribuire ai Padri conciliari alcuni documenti, uno dei quali è lo scritto raccolto in questo opuscolo. Lo scopo era di mettere al corrente la Gerarchia riunita in Concilio degli incontri segreti intercorsi tra il Cardinale Augustin Bea, presidente del Segretariato dell'Unità dei Cristiani, e i suoi collaboratori, e alcune potentissime lobby ebraiche come il B'nai B'rith o il Congresso Mondiale Ebraico. Obiettivo di questi accordi segreti era la rimozione di ogni responsabilità ebraica nella Passione e morte di Nostro Signore Gesù Cristo... "


Ecco da dove hanno avuto origine le idee antisemite e naziste di personaggi come Don Villa!

Nato a Lecco, il 3 febbraio 1918, Luigi Villa, dopo aver compiuto i suoi studi ginnasiali, liceali e teologici, fu ordinato Sacerdote, il 28 giugno 1942. Sebbene anch'egli divenne un critico del Concilio Vaticano II, da alcuni più duri e puri di lui venne criticato per non essere stato un sedevacantista al 100%. Ad esempio, sul sito Sodalitium, all'interno di un articolo per ricordarlo in occasione della sua morte, l'autore, oltre ad affermare che Don Villa peccava “spesso di totale mancanza di senso critico e di verifica delle fonti”, afferma:


Rimase a lungo tra coloro che accettavano sia il Concilio Vaticano II, sia la riforma liturgica ed il nuovo messale, che egli, tra l’altro, ha continuato a utilizzare abitualmente, anche quando la sua rivista, perdendo così appoggi e consensi, iniziò a criticare sempre più il Concilio stesso e la riforma liturgica.

[…]

L’altra incoerenza che a nostro parere ha minato il lavoro di don Villa è stata quella, già segnalata, di attaccare a ragione il Vaticano II e le sue riforme, e di rimanere però nello stesso tempo in comunione con gli autori di queste riforme, pur da lui denunciati apertamente negli ultimi anni, restando persino, ripetiamolo, inspiegabilmente legato al nuovo rito che pur condannava nei suoi scritti o in quelli dei suoi collaboratori.

[…]

Non sappiamo quale seguito avranno le opere che lui ha fondato durante il suo lungo apostolato terreno, opere che negli ultimi anni gli avevano attirato l’attenzione e il favore di tanti sedevacantisti stranieri, ignari delle autentiche posizioni di don Villa. ”

fonte: http://www.sodalitium.biz/index.php?pid=107



Resta comunque un fatto che Don Villa ricevette il suo incarico di combattere l'eresia Modernista e scacciare i massoni dalla Chiesa prima da padre Pio e poi dal pronazista e anticomunista Pio XII, un papa che tentò di comperarsi il giudizio della storia facendo vedere di aver salvato qualche ebreo; "Finché fu vivo Pio XII, padre Villa fu sempre molto ben accolto in Vaticano e molto rispettato e stimato.".

Nel numero 409 di Chiesa Viva dell'ottobre 2008, a pagine 15 leggiamo quanto segue:


"Più di 50 anni fa, Padre Pio incontrò un certo sac. Luigi Villa, al quale impose di dedicare tutta la sua vita per combattere la Massoneria ecclesiastica. In un successivo incontro, Padre Pio disse a don Villa: ‘Coraggio, coraggio, coraggio!.. perché la Chiesa è già invasa dalla Massoneria!’, aggiungendo poi: ‘La Massoneria è già arrivata fino alle pantofole del Papa!’. In quel periodo, regnava Papa Paolo VI!”.

Le cronache apologetiche e leggendarie ci riferiscono che Don Villa sfuggì a fantomatici “numerosi attentati”. Ma, come ci spiegò tempo fa avlesbeluskesexposed, "una massoneria che arriva alle pantofole del papa e non riesce a trovare un sistema efficace per far fuori il buon Villa evidentemente è soltanto uno spettacolo di puro Teatro Gesuita."

E' interessante constatare che Don Villa fugià Agente segreto vaticano nominato da Papa Pio XII su richiesta di Padre Pio da Pietrelcina.” e “In tutti quegli anni, don Villa, lavorò come agente segreto del card. Ottaviani, con la specialità di documentare l’appartenenza alla Massoneria di alti Prelati della Chiesa cattolica e di occuparsi di certe questioni delicate della Chiesa. Questo ruolo fece di don Villa una persona di casa e molto conosciuta in Uffici di Polizia, di Questura e di altre Agenzie di Investigazioni Generali e Operazioni Speciali."

Quindi Don Villa fu un uomo appartenente alle alte sfere vaticane e ai servizi segreti papali, che lo istruirono di dovere su “certe questioni delicate”; questioni che, da quando esiste la chiesa, non sono mai cambiate: combattere il libero pensiero e perseguire tutti gli eretici che possono insidiare il potere temporale del papato. Ma chi era Pio XII, colui che lo nominò come agente segreto? Da un'intervista al prestigioso studioso John Loftus leggiamo:


"Il seguente episodio è stato riferito da un testimone oculare, suor Pasqualina, una suora che era l'assistente personale (e ammiratrice devota) del Nunzio Apostolico a Monaco di Baviera, l'uomo che in seguito sarebbe diventato Papa Pio XII alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale:”Hitler giunse una notte alla santa dimora del Monsignor Eugenio Pacelli (poi Pio XII). A quell'ora tutti gli altri in casa dormivano, tranne [Suor] Pasqualina...Hitler disse a Pacelli che era apparso per controllare la diffusione del comunismo ateo...E per lei quindi non fu una sorpresa, alla luce dell'odio di Pacelli verso i Rossi, vedere il prelato regalare a Hitler una grossa somma di denaro della Chiesa per facilitare l'insurrezione rivoluzionaria e aiutare il suo piccolo gruppetto combattente di anticomunisti...” (Ibid.; pp. 294–295.)


Come abbiamo già detto, Pio XII sostenne Hitler prima della seconda guerra mondiale, e si adoperò per facilitare la fuga dei criminali nazisti dopo che la guerra terminò. Nel mezzo di questi suoi traffici criminali egli fece vedere però di aver salvato qualche ebreo [una magra consolazione].

La stessa propaganda del bis pensiero la troviamo nell'antisemita e finto antinazista Don Villa, del quale i tromboni sedevacantisti non fanno altro che riferire che "fu sempre pronto a salvare intere famiglie ebree, riuscendo a far passare in Svizzera ben 57 israeliti", ma che nelle sue pubblicazioni non faceva altro che rimarcare l'autenticità dei Protocolli di Sion che dimostravano il complotto mondiale della razza ebraica. Da un articolo intitolato I GIGANTI DEL MALE- DWIGHT DAVID EISENHOWER, apparso su Chiesa Viva di Don Villa, estraiamo un passo significativo:

Eisenhower è totalmente al servizio dei cospiratori ebrei, e sta operando, in modo coerente, l’attuazione dei piani contenuti nei “Protocolli dei Savi di Sion; Egli si oppone all’emendamento “Bricker”, perché questo impedirebbe alle Nazioni Unite di modificare il destino dell’America, rendendo impossibile l’attuazione del Governo Mondiale ebraico”

fonte:


Leggete anche un articolo a firma di Franco Adessa, apparso su CHIESA VIVA n°354 [vedi anche formato pdf], dove, tra e altre cose, si sbandierano come "conclusioni ineccepibili" quelle di un gerarca nazista antisemita e per giunta anticattolico, Alfred Rosenberg:

 “AUTENTICITA' DEI “PROTOCOLLI DEI SAVI DI SION”

Il finale, dunque, del processo di Berna era terminato con uno scacco totale delle intenzioni perverse della cricca giudaica. I “Protocolli” resteranno un documento che, grazie proprio a questo processo, sarà riconosciuto più che autentico e che il giudaismo, pur di rigettare tale autenticità, non aveva trovato di meglio che di incitare un magistrato ad emettere un giudizio erroneo, appoggiandosi, per di più, su di un articolo non applicabile della legge, violando la stessa procedura e utilizzando dei dati inesatti.

Negli scritti antisemiti si è fatto spesso valere - e questo per dimostrare l’autenticità dei Protocolli - che la politica giudaica vien fatta, su tutta la linea, secondo le direttive e i principi che vi si trovano enunciati in questo libro dei “Protocolli”. E questa coincidenza è servita come punto di partenza per numerose pubblicazioni.

Alfred Rosenberger* ne ha fatto uno studio assai approfondito in uno suo libro: “Les Protocoles des Sages et la Politique Mondiale juive”. Si legga questa sua conclusione ineccepibile: «Le tesi e i documenti che noi stiamo per citare non lasciano sussistere neppure il più piccolo dubbio sull’analogia di pensiero che esiste tra i “Protocolli” e gli altri scritti giudaici. La politica attuale è conforme, in tutti i suoi dettagli, alle citazioni e ai piani conosciuti ed esposti nei Protocolli».

Le tesi dei Protocolli, del resto, concordano perfettamente con certi testi dei Profeti d’Israele, là dove parlano di una egemonia mondiale per Israele; e lo stesso dicasi per la concordanza perfetta con la dottrina dei Talmudisti e quella dei Cabalisti.

La loro autenticità, poi, fu riconosciuta anche da altri giudei, come, ad esempio, dallo scrittore austriaco Arthur Trebitsch, giudeo al cento per cento, ma di tendenze di forte antisemitismo. Nella sua opera principale: “L’Esprit allemand ou le Judaisme” (Vienna, 1921), sui Protocolli egli scrive che la loro esistenza gli era stata rivelata dalla brochure di Beck: «Non si può avere il menomo dubbio sull’autenticità del testo del libro “Les Sages de Sion”. Colui che, come l’Autore (i. e . Trebitsch) ha saputo presentire nei fini e le intenzioni di tutta la nostra vita economica, politica e spirituale, le idee esposte in questi documenti segreti, può garantire con certezza che si tratta indubbiamente di dichiarazioni autentiche che portano l’impronta dello spirito strisciante dei Giudei che aspirano all’egemonia del mondo; così autentiche e così vere che mai alcun cervello ariano - anche se l’odio antisemitico lo spingesse alla falsificazione e alla calunnia - sarebbe mai stato capace di concepire, in alcun modo, questi metodi di lotta, questi piani, queste astuzie e queste frodi». (p. 74).

L’aspetto più interessante, circa l’autenticità dei “Protocolli”, è che questi sono quasi una copia identica di un altro documento che risale al 1773, un documento che si pone lo stesso fine di dominio mondiale ebraico e che ricalca i metodi di lotta, di astuzie e di frodi che si trovano nei “Protocolli”.

Secondo Guy Carr, in “Servant”, 27 s, i Protocolli risalirebbero a oltre un secolo prima delle deliberazioni del Congresso di Bále (1897). «Le mie ricerche personali - scrive - mi hanno portato a pensare che i documenti pubblicati in Russia nel 1905 dal prof. Nylus, sotto il titolo “Il pericolo ebraico”, e da M. Mardsen in Inghilterra, nel 1921, sotto quello di “Protocollì dei Savi di Sion”, sono il “piano” a lunga scadenza degli Illuminati, quello che era spiegato da Mayer Amschel Rothschild ai suoi soci nel 1773 a Francoforte. Rothschild non si rivolgeva a dei rabbini o anziani; egli parlava a banchieri, industriali, uomini di scienza, economisti, ecc. Perciò, non è giusto imputare questa cospirazione diabolica e criminale a tutto il popolo ebreo e ai suoi capi religiosi».

Il Virion, nel suo studio: “Presto un governo mondiale”, documentatissimo, le cui affermazioni non sono state mai state né smentite né attaccate, scrive: «Il temporalismo ebraico... vagliato dai millenni,continuamente messo a punto secondo l’evoluzione e l’apressarsi della fine... “I Protocolli dei Savi di Sion” sono una di quelle rimesse a punto, parallela all’elaborazione del piano sinarchico... i “Protocolli” fanno parte di un tutto, ma parte essenziale, emanante dalle potenze ebraiche, ove la Kabala ha più credito che l’Antico Testamento» (Virion, 235).


*nota aggiunta da nwo-truthresearch - nome corretto: Alfred Rosenberg (Tallinn, 12 gennaio 1893Norimberga, 16 ottobre 1946) è stato un politico e filosofo tedesco, membro del Partito nazionalsocialista e uno dei massimi esponenti della sua ideologia, oltre che uno dei principali imputati del processo di Norimberga, in cui è stato condannato per crimini contro l'umanità e crimini di guerra.



Bell'esempio di “coerenza” il conciliare il salvataggio di pochi ebrei con la propaganda nazista antisemita! Ma Pio XII gli aveva insegnato molto. Andiamo avanti.


“La bresciana Edizioni Civiltà era presente alla mostra mercato del libro a Verona nel 2001, con annesso convegno, dal titolo “Alla scoperta della cultura non conforme”; l’organizzatore dell’iniziativa era l’associazione Sinergie Europee, legata ad Orion, la rivista di Morelli e Colla. Le Edizioni Civiltà [fondate e dirette da Don Luigi Villa, ndr] si sono rese note per aver inviato in omaggio a comunità religiose e sacerdoti una nuova edizione de I Protocolli dei Savi Anziani di Sion, l’abbietto falso storico antisemita del 1918. Don Luigi Villa (che si cela talvolta sotto lo pseudonimo di Giuli Valli) risultava citato perfino dal sito antisemita Holywar, prima della sua chiusura, esempio di neonazismo di stampo cattolico. L’organizzazione di Don Villa svolge, inoltre, convegni di teologia con la partecipazione di studiosi conservatori. Don Luigi Villa è autore ed editore di numerosi libri e pubblicazioni; ricordiamo ad esempio il delirante dossier, realizzato con Franco Adessa, sui simboli del PCI, PDS, DS: stella a cinque punte, falce e martello e quercia sarebbero inconfutabili simbologie satanico-massoniche, a dimostrazione di un disegno generale di distruzione della civiltà cattolica; in particolare la falce e martello in realtà sarebbero le lettere G e T capovolte, incrociate e stilizzate per rendere irriconoscibile il loro significato “scabroso e immondo”, cioè la copula tra uomo e donna ed il culto del fallo (!). Il dossier (formato da estratti di articoli apparsi su Chiesa viva) era scaricabile sul già citato www.holywar.org , sito ad oggi oscurato ad opera della magistratura [nota di nwo-truthresearch: un sito che risulta però a tutt'oggi sorprendentemente attivo]. Il libretto scritto dall’ingegnere Franco Adessa si scaglia contro il monumento a Paolo VI al Sacro Monte di Varese, di Floriano Bodini che, secondo gli estensori, glorificherebbe la vittoria della massoneria contro il cristianesimo. E’ curato dall’associazione “Pro fide catholica et caritate”, affiliata a Editrice Civiltà (il numero di telefono dell’associazione è lo stesso della casa editrice) e si inserisce all’interno del lungo attacco che Edizioni Civiltà fa a Paolo VI. A questo proposito anche Don Villa ha pubblicato due libri contro Paolo VI, nel 1998 e nel 1999, con due titoli allusivi: “Paolo VI...beato?” e “Paolo VI, processo a un papa?”. […] E’ possibile, infine, farsi un’idea di cosa pubblica Editrice Civiltà scorrendo solo alcuni titoli rintracciabili in rete: “La massoneria, società segreta iniziatica”; “Don Lorenzo Milani - Trame sinistre all’ombra dell’altare”; “Incontri e scontri con don Lorenzo Milani”; “Educazione sessuale: tappa massonica verso l’annientamento dell’uomo”; “Un grande pontificato: Pio XII”; “Vita della Santa Margherita Maria Alacoque, apostola del Sacro Cuore di Gesù, 1647-1690”; “Eresie nella dottrina neocatecumenale”; “Anche Giovanni XXIII “beato”?”; La “Nuova Chiesa di Paolo VI”; “Paolo VI. Processo a un Papa?”; “L’islam alla riscossa (cos’è, cosa vuole)” e, per concludere, “Il vero volto dell’immigrazione: la grande congiura contro l’Europa”.

Dall'enciclopedia Treccani online leggiamo un estratto dal documento di Simon Levis Sullam dal titolo Per una storia dell'antisemitismo cattolico in Italia:


76 Il rapporto 1999 sull’antisemitismo in Italia dello Stephen Roth Institute for the Study of Antisemitism and Racism dell’Università di Tel Aviv segnala i periodici di area lefebvriana «Sodalitium» (per la precisione sedevacantista, edito in provincia di Torino, vedi infra nota 78) e «La Tradizione cattolica» (edito a Rimini), cfr. http://www.tau.ac.il/Anti-Semitism/asw98-9/italy.htm (23 ottobre 2010). Il rapporto del 2002 segnala anche «Chiesa viva», edito a Brescia, cfr. http://www.tau.ac.il/Anti-Semitism/asw2001-2/italy.htm (23 ottobre 2010). Su quest’ultimo, fondato nel 1971 e il cui editore Edizione Civiltà pubblicò e diffuse un’edizione dei Protocolli dei Savi Anziani di Sion, cfr. N. Buonasorte, Tra Roma e Lefebvre, cit., pp. 144-145.

Don Villa, insieme ai suoi prodotti “Chiesa Viva” e “Edizione Civiltà”, è stato il degno erede di quei “preti cattolici che [nel XIX secolo e prima del secondo conflitto mondiale] distribuivano con entusiasmo dei noti falsi come i Protocolli dei Savi di Sion, come prova di un complotto ebraico per dominare il mondo", come ampiamente documentato dallo studioso David Kertzer. Dal suo libro I Papi Contro gli Ebrei, leggiamo:


I Protocolli dei Savi anziani di Sion offrono un ottimo punto di riferimento per cominciare a portare alla luce il ruolo dell'antisemitismo cattolico nel sorgere dell'antisemitismo nazista e fascista negli anni Venti. I promotori presentarono i Protocolli come un documento appena scoperto in cui erano contenuti i piani particolareggiati della conquista del mondo da parte degli ebrei. Benché fosse un rozzo falso, il libro divenne la bibbia dell'antisemitismo di quel decennio e vantò tra i suoi editori lo stesso partito nazista E' facile capire perché il libro avrebbe dovuto essere convincente per molti cattolici: i suoi argomenti di fondo erano gli stessi che le pubblicazioni ecclesiastiche, da quelle del Vaticano fino ai bollettini parrocchiali, avevano promulgato per decenni.

Sia in Italia sia in Francia i propalatori più noti di questo falso furono preti cattolici. In Italia fu addirittura lo stesso monsignor Umberto Benigni, che approfittò del libro per dare inizio a una nuova crociata antisemitica negli anni Venti. Benigni, ex capo del servizio segreto di Pio X ed ex membro di rango del segretariato di stato del Vaticano, aveva continuato a pubblicare denunce degli omicidi rituali ebraici fin dal 1890. Ma solo nel 1920 aveva cominciato a concentrarsi con accanita decisione sulla minaccia ebraica. Dal 1920 al 1921 pubblicò il suo “Bollettino antisemita”. Poi passò al giornale “Fede e Ragione”, fondato alla fine del 1919 da un altro prete, padre Paolo De Toth, ex direttore del quotidiano fiorentino “L'Unità Cattolica”. All'inizio bimestrale, nel 1923 “Fede e Ragione” divenne settimanale ed ebbe due redazioni, una a Firenze con a capo padre De Toth e una a Roma diretta da monsignor Benigni.

Nel 1921 Benigni pubblicò la prima edizione italiana dei Protocolli dei Savi anziani di Sion in una serie di supplementi a “Fede e Ragione” e li fece seguire l'anno successivo dalla pubblicazione di un volumetto separato con il titolo I documenti della conquista ebraica del mondo. L'altro importante editore dei Protocolli in Italia fu Giovanni Preziosi, che fece uscire la sua edizione nello stesso periodo. Preziosi, che aveva lasciato il sacerdozio nel 1913, divenne insieme con Benigni un instancabile propagandista dell'importanza dei Protocolli. Nel tentativo di non discostarsi troppo dalle posizioni ufficiali della Chiesa, sia Preziosi sia Benigni furono molto attenti ad affermare di non avere niente di personale contro gli ebrei. Come scrisse Benigni in un articolo del 1921:”Noi non scriviamo per sostenere una lotta contro la religione e neppure contro la razza di Israele. Noi rispettiamo la razza semitica e la sua religione mosaica. Combattiamo invece contro la degenerazione della religione mosaica costituita dall'insegnamento introdotto dal Talmud che ha creato il principio che il mondo debba essere di Israele.”

Quando la nuova “prova” della cospirazione mondiale ebraica cominciò a circolare in Europa occidentale, il quotidiano del Vaticano, “L'Osservatore Romano”, vi rivolse la sua attenzione. Anche questa pubblicazione ebbe cura di dichiarare che il problema non erano gli ebrei in se stessi, ma il modo in cui agivano. Bisogna distinguere, sosteneva l'autore dell'articolo, “la religione giudaica dalla potenza politica e sociale degli ebrei nel mondo”. L'ebreo aveva diritto alla tolleranza, ma solo se rinunciava alla “ostilità verso il cristianesimo, spinto dall'odio di razza e dalla sete di dominio”.

In Francia il principale sostenitore dei Protocolli dei Savi anziani di Sion e l'esponente di maggior spicco dell'antisemitismo cattolico degli anni Venti fu padre Ernest Jouin, che aveva deciso di dedicare la propria vita a mettere in guardia i cattolici dalla minaccia ebraica, Pubblicando il falso in Francia nel 1920 ne firmò la prefazione come “E. Jouin, Prelato di Sua Santità” con l'evidente intenzione di stabilire l'autenticità del libello, in quanto Benedetto XV lo aveva onorato di quel titolo come riconoscimento della sua opera a favore della Chiesa.

La posizione di preminenza di monsignor Jouin nella campagna condotta dai cattolici francesi contro gli ebrei risaliva al 1912, quando aveva fondato la “Revue Internationale des Sociétés secrètes”. L'anno successivo fondò la Lega franco-cattolica, di cui sarebbe rimasto presidente fino alla morte. Sia il giornale sia la Lega erano motivati dal desiderio di servire la Chiesa. Jouin, sosteneva, cercava solo di seguire l'insegnamento del papa, secondo il quale le forze del clero dovevano battersi contro le forze che cospiravano per distruggere il cristianesimo. La sua ossessione particolare era la congiura giudaico-massonica, e in un discorso al Congresso della Lega antigiudaico-massonica del 1929 sostenne orgogliosamente di essere stato lui a coniare il termine “giudaico-massone” nove anni prima. Proclamò:”Israele è il re, il Massone è il suo ciambellano, il Bolscevismo il suo carnefice. L'ebreo crede che la sua razza debba dominare il mondo”.

L'insistenza di Jouin sulla presunta cospirazione giudaico-massonica era in perfetta armonia con gli sviluppi del movimento antisemitico in Germania. Negli anni successivi alla prima guerra mondiale la tesi che la Germania fosse stata sconfitta proprio a causa di una cospirazione di questo genere aveva cominciato a godere di una popolarità sempre maggiore. Massoni ed ebrei, considerati come parte di una rete internazionale di persone la cui fedeltà principale non era nei confronti del paese in cui abitavano ma solo nei confronti di se stessi, finirono con l'essere visti congiuntamente come cospiratori che complottavano contro la nazione.

[nota di nwo-truthresearch: un significativo esempio di consapevole proiezione dell'ombra: quale migliore strategia quella di accusare gli “eretici” delle strategie di potere temporale che la Chiesa stessa porta avanti a livello internazionale da due millenni! Ci si comporta falsamente da vittime di un complotto, per avere poi il diritto di agire come carnefici.]

Per Jouin la “scoperta” dei Protocolli non avrebbe potuto giungere in un momento migliore, perché forniva la prova irrefutabile, almeno così pensava, che la cospirazione ebraica segreta di cui aveva parlato per quasi un decennio era un dato di fatto. Come aveva scritto nel suo commento ai Protocolli, la lezione era chiara: “Dal triplice punto di vista della razza, della nazionalità e della religione, l'ebreo è diventato il nemico dell'umanità”. Vantando una biblioteca personale ricca di tremila volumi e una vita di ricerche sulla questione ebraica, Jouin continuò a ripetere il suo avvertimento sui “due obiettivi” che gli ebrei di ogni dove condividevano: “Il dominio universale del mondo e la distruzione del cattolicesimo per mero odio contro Cristo.” Nel 1925 elogiò Mussolini per aver salvato l'Italia, sottraendola alle mani del “sovietismo” giudaico-massonico. Ebbe parole di elogio anche per i tedeschi, che “meglio di noi hanno riconosciuto il pericolo ebraico.

Jouin presentò la sua opera, e il suo giornale, che ne era l'elemento portante, come se avessero ottenuto la benedizione pontificia. Il risguardo di copertina di ogni edizione degli anni Venti proclamava: “La 'Revue Internationale des Sociétés secrètes' fa quello che il Papa ha sempre prescritto: non solo smaschera la massoneria, ma anche […] tutte le ramificazioni della Controchiesa erette in opposizione alla Chiesa di Gesù Cristo per cercare di distruggerla.”

Nel 1918, sei anni dopo la creazione del suo giornale antisemitico, Jouin ricevette una speciale lettera papale di riconoscimento da parte di Benedetto XV:”Sappiamo infatti che voi compite il vostro sacro ministero in modo esemplare, che avete la più viva sollecitudine dalla salute eterna dei fedeli e che avete affermato con costanza e coraggio i diritti della Chiesa cattolica non senza pericolo per la vostra vita, contro le sette nemiche della religione, infine che non risparmiate nulla, né lavori né spese, per diffondere tra il pubblico le vostre opere in merito”. Un anno più tardi il cardinale Gasparri, segretario di stato, mandò a Jouin una lettera in cui manifestava l'apprezzamento papale per la sua battaglia contro la cospirazione massonica. Terminava con queste parole: “Sua Santità si compiace quindi di congratularsi con lei e di incoraggiarla nella sua opera, la cui influenza è così importante nell'avvertire i fedeli e nell'aiutarli a lottare efficacemente contro le forze tese a distruggere non solo la religione ma l'intero ordine sociale”.

Ma non era tutto, perché quando Achielle Ratti divenne papa, anche lui mostrò un'insolita simpatia per il crociato antisemita francese. Nel novembre 1923, in un periodo in cui Jouin stava attirando l'attenzione del mondo cattolico in veste di diffusore dei Protocolli dei Savi anziani di Sion, papa Pio XI gli concesse l'onore di un'udienza privata. All'udienza, secondo Jouin, il papa gli avrebbe detto:”Continui con la sua Revue, nonostante le difficoltà finanziarie, perché lei sta combattendo il nostro nemico mortale”. Due mesi più tardi il papa decise di concedergli un ennesimo onore. Jouin era già stato nominato prelato da Benedetto XV e portava orgogliosamente il titolo di monsignore. Pio XI lo innalzò ulteriormente nella gerarchia ecclesiastica, nominandolo protonotario apostolico.”

pagine 280-284



Don Villa, al fine di negare, con le arti del bis pensiero, quello che egli e la Chiesa Cattolica avevano da sempre rappresentato, nei suoi scritti si adoperò per scagionare Pio XII dall'accusa di filo nazismo e per esaltare l'enciclica cosiddetta antinazista Mit brennender Sorge di papa Pio XI; un'enciclica in cui “ci mise mano diretta l’allora Card. Pacelli, Segretario di Stato!", affermava lo stesso don Villa a pag. 50 della sua opera Pio XII “Il Vicario” di Hochhuth e il vero Pio XII [Editrice Civiltà – Brescia, edizione 2010]. Ma da Il Libro nero del Vaticano di Tony Braschi leggiamo:



La chiesa attese ben sette anni, con l’uscita di Con viva ansia [l'enciclica papale Mit brennender Sorge], prima di mettere ufficialmente in discussione le tesi ultra-razziste del Rosemberg, che incredibilmente fa moderatamente sue [e che l'articolo sul numero 354 di Chiesa Viva invece esalta a più non posso, ndr], contestando invece la pretesa di proibire l’uso scolastico dell’Antico testamento e di sostituire le Sacre scritture con l’idolatria della razza.

Con viva ansia è un documento sopravvalutatissimo dagli odierni assertori di un conflitto, peraltro mai seriamente esistito, a parte qualche incidente, fra chiesa cattolica ufficiale e nazionalsocialismo.

L’enciclica, in lingua tedesca e diffusa in decine di migliaia di copie, non fu affatto rivolta “contro il Reich nazista”, come annuncia la squillante biografia ufficiale del Vaticano alla voce “papa Pio XI”, ma solamente contro le tendenze neo-paganeggianti del regime, gli eccessi del nazionalismo e del razzismo, senza per questo denunciare le responsabilità ben più gravi e complessive del regime.



Rosemberg disse il vero, durante il processo di Norimberga, quando sostenne che il suo ruolo aveva una mera funzione culturale. Non fu lui “il massimo esponente dell’ideologia nazista”, come si sostiene sempre più spesso per accreditare l’inesistenza di un nazionalsocialismo cristiano. Il vero e unico teorico del nazismo fu solo e sempre Hitler col suo Mein Kampf, non il libro di Rosemberg, troppo neo-pagano e anticattolico per essere preso sul serio dal governo guidato da Hitler. Non è neppure lontanamente pensabile che una figura tutto sommato secondaria del Terzo Reich superasse il Fùhrer in campo ideologico.

Sia negli incontri appartati con l’alto clero cattolico, sia quando esponeva pubblicamente o privatamente il suo pensiero, mai il Fuhrer si espresse contro la chiesa, definita “meravigliosa istituzione e maestra”.

Il Mein Kampf di Hitler è uscito nel 1925: già allora conteneva espliciti messaggi antisemiti e razzisti; bisogna essere ben miopi per non vederli. Eppure non fu collocato all’Indice dei libri proibiti dalla chiesa cattolica, come ci si poteva aspettare, né fu bersaglio di critiche provenienti da Roma.

Pacelli non si dette da fare per condannare il vademecum dei nazionalsocialisti, non ci pensò nemmeno. Dopo l’opposizione iniziale di molti suoi esponenti, la chiesa finì con il concordare pienamente con il contenuto del Mein Kampf. E comunque va tenuto presente che né il libro di Hitler, né quello di Rosemberg preannunciavano esplicitamente l’intenzione di uccidere tutti gli ebrei e gli oppositori, limitandosi ambedue a parlare di “annientamento” politico, economico, sociale e culturale.

L’idea dell’Olocausto maturò durante la guerra e molto difficilmente la decisione di procedere con uno sterminio di tali proporzioni poteva essere presa senza la sicurezza di una sostanziale, tacita accondiscendenza dell’intero mondo cristiano tedesco, cattolici e protestanti compresi.

Questi pochi elementi di analisi basterebbero da soli a inquadrare l’atmosfera di apertura ecclesiastica che consentì a tanti fedeli di leggere il Mein Kampf e farlo proprio, preparandosi mentalmente all’Olocausto, spazzando via al tempo stesso qualsiasi dubbio circa una pretesa “resistenza” antinazista covante nel mondo cattolico. E come avrebbe potuto, il Mein Kampf, subire la pur meritata condanna da parte dei teologi?

Il suo autore non solo si proclama cattolico a tutti gli effetti, anche se non esagera in devozione per non dover turbare le altre componenti religiose del suo popolo, primi fra tutti i protestanti, ma nemmeno si risparmia nell’elogiare fini e organizzazione della chiesa cattolica, così capace di forgiare il carattere dei popoli, in particolare di valorizzare l’essenza ariana dei tedeschi. La quale ultima, non doveva e non poteva essere disgiunta da una pressante missione rievangelizzatrice, fortemente avversa all’ateismo e al neopaganesimo.

Si tende troppo spesso a tralasciare che il nazismo di codesta missione si è dichiarato primo e assoluto garante. È tutto scritto nel vademecum del dittatore: se Hitler ha un “pregio” da vantare rispetto a tanti leader democratici, è di avere utilizzato i suoi ampi poteri per attuare scrupolosamente programma e filosofia senza mai scostarsi di una virgola dal Mein Kampf.

Addebitare tanta accondiscendenza e apparente debolezza alla necessità di non esporre i cattolici alle rappresaglie del regime incattivito è francamente fatica sprecata. La chiesa stessa aveva consentito a Hitler di salire “legalmente” al potere, nel progetto di assecondare palesemente tutti i regimi totalitari non comunisti e professando a chiare lettere la piena conciliabilità fra cristianesimo e nazismo."

pag. 35-36



Qui sotto riportiamo due citazioni di Adolf Hitler:



«Noi siamo i primi a riesumare questo insegnamento! Attraverso di noi soltanto, e solo da questo momento, questi insegnamenti celebrano la propria risurrezione! Maria e Maddalena stavano a fianco di una tomba vuota, perché cercavano l’uomo morto. Ma noi ci proponiamo di resuscitare i tesori del Cristo vivente!» (Henry Ashby Turner, Hitler: memoirs of a confidant, Yale University Press, New Haven and London, 1985, pp. 139-40) 
 

«Mi è stato rimproverato il modo in cui tratto la questione ebraica. Per 1500 anni la Chiesa cattolica ha considerato gli ebrei come esseri nocivi [Schadlinge], li ha confinati nel ghetto ecc., perché si sa cosa sono gli ebrei. Nell’età del liberalismo non si è più visto questo pericolo. Io non metto la razza al di sopra della religione, ma vedo come elementi nocivi per lo Stato e per la Chiesa gli esponenti di questa razza, e forse sto rendendo alla cristianità il più grande servizio”. (Renato Moro, La Chiesa e lo sterminio degli ebrei, Il Mulino, Bologna, 2002, p. 36)


La Chiesa, in quanto potere temporale da due millenni a questa parte, non è mai cambiata; la storiella dell'infiltrazione massonica nelle alte sfere del Vaticano, che avrebbe pervertito il suo originale messaggio evangelico di pace [che nella pratica non c'è mai stato], è solo una trovata vecchia di secoli per intraprendere nuove crociate e inquisizioni. Intendiamoci: che la Chiesa, in tempi recenti, sia sia servita di una parte della massoneria, così come di una corte di sionisti sabbatiano-frankisti, al fine di portare avanti i suoi piani di potere temporale, è un dato di fatto; ad esempio, molti affiliati alla loggia massonica P2 erano anche membri del Sovrano Militare Ordine di Malta Cattolico; le due appartenenze si sovrapponevano. Da “Il Principe Nero Italiano: Terrore e Guerra Contro lo Stato Nazione" di Allen Douglas, leggiamo:



“Numerosi capi dell'organizzazione di intelligence militare in Italia erano membri sia dello SMOM che della P2, incluso il Generale Giuseppe Santovito (ex capo del SISMI, che sostituì il SID dopo il 1977), l'ammiraglio Giovanni Torrisi, capo dello Stato Maggiore dell'Esercito, e il Generale Giovanni Allavena, capo del SIFAR. Un altro membro chiave della P2 che era Cavaliere fu il Conte Umberto Ortolani, membro del consiglio dirigente interno dello SMOM e veterano del servizio di controspionaggio di Mussolini."

[...]

"Numerosi membri dello SMOM erano anche membri importanti della loggia P2; tuttavia, tra le due organizzazioni, lo SMOM è incomparabilmente più vecchio e potente. Infatti, dalle prove disponibili, si deve pensare in modo più appropriato alla P2 come ad un sottoprodotto "operativo" dello SMOM."


Però, quando arrivano le indagini giudiziarie e i giornalisti “freelance”, questi legami servono a creare utili capri espiatori, al fine di scaricare la colpa delle nefandezze del Vaticano, dei Gesuiti e dello SMOM sui loro nemici di sempre: gli ebrei e i massoni, che vengono in parte cooptati per adempiere alle trame occulte come uomini di facciata; molti hanno sentito parlare della loggia P2; ben pochi del Sovrano Militare Ordine di Malta; non è certo un caso.

Lo stesso è accaduto recentemente con l'ex uomo “più potente d'Italia” Luigi Bisignani, membro della cosiddetta loggia massonica P4 e “amico e socio spregiudicato dell’impavido monsignore Donato de Bonis, prelato dello Ior. De Bonis custodiva il conto corrente del senatore a vita [Giulio Andreotti]. E Bisignani annodava segreti. Uno tra tutti? Dopo aver riciclato proprio nei forzieri della banca del Papa la maxi tangente Enimont mai disse e mai seppe che una parte, qualche miliardo, di quella mazzetta era passata proprio dal conto di Andreotti", come afferma Gianluigi Nuzzi. “Il 7 gennaio '94 Bisignani viene arrestato [12] . Nel 1998 la Corte di Cassazione conferma la sua condanna a due anni e sei mesi. A seguito della definitiva condanna, nel 2002 viene anche radiato dall'Ordine dei giornalisti[13].[...] Il 15 giugno 2011 è sottoposto a detenzione domiciliare per l'ipotesi di reato di favoreggiamento e rivelazione di segreto d'ufficio, nell'ambito dell'inchiesta sulla cosiddetta associazione P4[15][16][17][18], condotta dai pubblici ministeri della Procura di Napoli Francesco Curcio e Henry John Woodcock[5][19]”: fonte

I gesuiti, i veri uomini più potenti d'Italia, difficilmente fanno la fine di Bisignani. Non è un caso che Bisignani, membro della “massonica” P2-P4, si spenda in lodi verso la Compagnia di Gesù:



In un passaggio del libro Bisignani parla anche delle mosse future di papa Francesco per trasformare lo Ior: “Secondo alcune autorevoli indiscrezioni lo riformerà trasformandolo in una vera banca della solidarietà al servizio dell’evangelizzazione. Uno strumento di aiuto per le chiese povere e per le missioni sparse nel mondo. I centri missionari saranno uno dei punti fondamentali di papa Francesco, secondo la miglior tradizione dei gesuiti”. Secondo Bisignani, la riforma dello Ior avverrà attraverso la riclassificazione di tutti i conti e saranno “autorizzati solo quelli che fanno capo ufficialmente a congregazioni e ordini religiosi. Nessuno potrà più gestire fondi, depositi e titoli se non nell’esclusivo interesse di enti religiosi”. Bisignani ha quindi spiegato che “la Curia conosce bene le sue intenzioni”. “Non fu un caso – ha aggiunto – se nel conclave precedente, per scampare il pericolo della sua salita al soglio pontificio come voleva il suo grande elettore di allora, Carlo Maria Martini, gesuita come lui, gli fu preferito Ratzinger. Meglio conosciuto nei palazzi apostolici e quindi considerato più malleabile”.



Anche se rimane aperta la questione delle riforme dello IOR [ancora tutte da vedere], è significativo che Bisignani, membro delle “massoniche” P2 e P4, lodi “una banca al servizio dell'evangelizzazione”; ciò significa, ricordiamolo, potere temporale papale in tutto il mondo; il contrario di ciò che una massoneria dovrebbe desiderare; quella “Nuova Evangelizzazione” che la “Santa” Sede vuole affiancata ad una “Autorità Mondiale”, come sbandierato nel Discorso Del Santo Padre Benedetto XVI Ai Partecipanti Alla Plenaria Del Pontificio Consiglio Della Giustizia E Della Pace del 3 dicembre 2012. P2, P4, Gesuiti e Vaticano vanno ancora a braccetto.

La massoneria, con tutte le sue logge occulte e perverse come la P2 e la P4, e il Vaticano, con tutti i suoi ordini militari cavallereschi satanici, sembrano apparentemente e teoricamente in contrasto, ma sono, nella realtà, [insieme alla corte papale sabbatiano-frankista] solo due facce della stessa medaglia in mano ai gesuiti.

E' utile tenere a mente anche questa citazione di Bill Hughes:

Perché i Gesuiti usano il loro nemico implacabile, gli ebrei, per favorire i loro progetti di dominio mondiale? I Gesuiti non fanno nulla apertamente, dove possono essere esposti. Se essi verranno riconosciuti come colpevoli, saranno maledetti e ne subiranno le conseguenze; ma se potranno usare qualcun altro come causa dei problemi mondiali, soprattutto un nemico che potranno distruggere in questo processo, allora porteranno a termine due obiettivi contemporaneamente. Il popolo ebraico è il perfetto capro espiatorio. Poiché i Rothschild sono agenti Gesuiti che operano sotto copertura ebraica, il loro utilizzo nella formazione degli Illuminati nel lontano 1776 getta effettivamente l'onere di questa cospirazione sugli ebrei. I Rothschild non sono i soli agenti dei Gesuiti che operano sotto un fronte ebraico."

Finiamo con una ovvia constatazione: cari sedevacantisti, è un dato di fatto, ignorato dal vostro miope fondamentalismo, che la vostra Chiesa non è stata pervertita in tempi recenti dal Concilio Vaticano II, ma molto più addietro. Per dimostrarvelo vi riportiamo un'introduzione al libro documentatissimo di Giovanni Filoramo, dal titolo La Croce e il Potere:


Settant'anni, e la Chiesa da perseguitata si trasforma in Chiesa di Stato. Settant'anni, e la croce si trasforma in simbolo di vittoria e di potere.

«I protagonisti di questa storia sono essenzialmente due: gli imperatori romani da Costantino a Teodosio, da un lato, e vescovi cristiani, da Eusebio e Atanasio ad Ambrogio e Agostino, dall'altro. In sintesi, i rappresentanti del potere politico e del potere ecclesiastico dell'epoca. Mentre gli imperatori in questione non hanno avuto successori, i continuatori del potere ecclesiastico, dopo milleseicento anni, sono ancora tra noi»: sono stati in particolare questi uomini a rendere possibili trasformazioni destinate a condizionare la storia del mondo in cui viviamo.

È infatti in un breve periodo, compreso tra l'editto di Costantino nel 313 sulla libertà di culto e il 380, quando Teodosio dichiara il cristianesimo unica religione ufficiale dell'Impero romano, che i cristiani da martiri diventano persecutori e la loro croce, fino a quel momento simbolo della passione e della morte di Cristo, diviene strumento di potere e controllo. Giovanni Filoramo racconta questa straordinaria storia, fatta di conflitti sempre più violenti tra i seguaci dei culti pagani e i cristiani, di divisioni interne tra i vari gruppi cristiani in Oriente, in Europa e in Africa, di relazioni sempre più strette tra capi religiosi e capi del potere politico. Fino a quando la Chiesa cattolica, sconfitti nemici interni ed esterni attraverso una serie di persecuzioni, si affermerà come l'unico potere religioso dell'Impero."



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