sabato 16 marzo 2013

Il Segreto più Infame del Vaticano


Di Richard Morrison

18 gennaio 2002

traduzione: http://nwo-truthresearch.blogspot.it



Lo storico David Kertzer dice che l'appoggio dell'antisemitismo da parte della Chiesa Cattolica Romana nel corso del XIX secolo ha aperto la strada all'Olocausto. Se vera, è una storia sordida e scioccante. La Chiesa Cattolica Romana è accusata di aver fomentato l'ascesa dell'antisemitismo tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX. I suoi ghetti e le sue leggi antiebraiche divennero modelli per i nazisti. Il Vaticano permetteva che i bambini ebrei venissero sequestrati, separati dai loro genitori e costretti alla fede cattolica. I suoi giornali lanciavano campagne razziste che erano vili anche per i velenosi standard dell'epoca. E i suoi sacerdoti approvarono e incoraggiarono entusiasticamente un revival delle atroci accuse medievali che gli ebrei uccidevano ritualmente sacerdoti e bambini cristiani.

Su tutto ciò una successione di papi, da Pio VII, in epoca Napoleonica, a Pio XII, che negoziò un concordato reciprocamente vantaggioso con Hitler, chiusero un occhio. Questa fu la strada verso l'Olocausto lastricata di divine intenzioni. 
Il concordato tra la Chiesa e Hitler
 Questa è la sostanza di Unholy War, un nuovo libro crudele dello storico americano David Kertzer, professore alla Brown University. 
L'accusa che il Vaticano ha protestato troppo poco e troppo tardi sul trattamento degli ebrei da parte di Hitler non è certo nuova, naturalmente. Due anni fa l'autore britannico John Cornwell sortì una sorta di furore quando se ne uscì con l'atto di accusa al Papa di Hitler, una velenosa biografia di Pio XII.

Ma Kertzer pensa che le complicità del Vaticano nell'ascesa dell'antisemitismo moderno siano cominciate molto prima e vanno molto più in profondità.

"Questa effusione di libri su Pio XII e l'Olocausto non coglie il punto principale", egli afferma. "L'Olocausto sarebbe successo comunque dall'epoca in cui egli divenne Papa. Il punto importante è che l'antisemitismo è stato alimentato dalla Chiesa per tanti secoli precedenti, rendendo così tante persone sensibili all'ideologia nazista."

Si tratta di un punto su cui Kertzer batte ripetutamente nelle 300 pagine di casi studio schiaccianti e molto dettagliati. E sarà una magra consolazione per i fedeli cattolici apprendere che questa denuncia implacabile è stata ispirata (se così si può dire) proprio dal tentativo del Vaticano di mettere le cose in chiaro. Nel 1998, dopo 11 anni di indagine coraggiosa, esso pubblicò We Remember: A Reflection on the Shoah. Per molti, incluso Kertzer, esso viene letto come una mano di bianco.

Vero che il documento riconosceva che gli ebrei erano stati perseguitati dalla Chiesa cattolica in certi momenti nei secoli passati. Ma esso tentava di operare una distinzione tra questo "antigiudaismo" di vecchia data che, sostiene il rapporto, la Chiesa aveva in gran parte scacciato dal 1800, e il moderno antisemitismo che si sollevò nella seconda parte del XIX secolo e preparò la strada per i nazisti. Quest'ultimo, sosteneva il Vaticano, non aveva nulla a che fare con la religione.

Esso fu un veleno politico e razziale "basato su teorie contrarie al costante insegnamento della Chiesa."

Kertzer dice di essere stato subito colpito da questo "travisamento" dei fatti. "Sapevo che c'era qualcosa di terribilmente sbagliato con la storia che il Vaticano stava raccontando."

Sorprendentemente la sua ricerca è stata aiutata da un improbabile alleato: il Vaticano stesso. Nello stesso anno in cui pubblicò il suo rapporto sull'Olocausto, la Chiesa annunciò che per la prima volta gli studiosi avrebbero potuto esaminare gli archivi segreti dell'Inquisizione, le forze dell'ordine dottrinali del Vaticano. "Ho avuto l'accreditamento del Vaticano per fare questo”, ammette Kertzer. “Ci sono un sacco di Chiese protestanti che preferiscono non venga esaminato il loro comportamento durante l'Olocausto e non abbiamo accesso ai loro archivi.”
David Kertzer
Allora perché le autorità vaticane hanno aperto gli archivi? Avrebbero dovuto sapere delle oscure verità in attesa di essere scoperte in quelle volte polverose. “Questa è una bella domanda” afferma Kertzer. “Una teoria che mi è stata confidata da un prete cattolico americano è che ora c'è una fazione all'interno del Vaticano che vuole che tutta questa roba venga fuori. Sapevano che la Chiesa stessa non sarebbe mai stata in grado di rivelarlo, ma volevano piuttosto che un outsider come me trovasse il materiale.” [Immaginiamo che questa fazione non sia certo quella che ha eletto il nuovo papa Francesco I, il papa gesuita colluso con la dittatura argentina, ndr].

E il materiale è dinamite. Kertzer esamina in primo luogo il periodo, dalla sconfitta di Napoleone all'unificazione d'Italia nel 1870, quando gli ebrei si trovarono governati direttamente dalla Chiesa nello Stato Pontificio. Egli ritiene che gli ebrei furono sottoposti allo stesso tipo oltraggi ufficiali che i nazisti in seguito imposero con le loro leggi razziali di Norimberga.

Essi venivano confinati in ghetti grottescamente affollati e crivellati di colera, e venivano costretti ad indossare distintivi gialli; venne loro vietato di fare affari o di prendere accordi con i cristiani; venivano pubblicamente umiliati durante i carnevali, costretti ad ascoltare sermoni che denunciavano la loro fede e frequentemente venivano rapiti da squadre di terroristi dell'Inquisizione e inviati all'infame “Casa dei Catecumeni” per 40 giorni di indottrinamento progettato per “persuaderli” al battesimo cristiano.

Ciò rende la lettura abbastanza raccapricciante. Ma impallidisce accanto a quello che è successo in seguito nel XIX secolo, quando la Chiesa fu evirata politicamente dal nuovo stato italiano e si sentiva assediata dalle forze della “modernità”. Forse per rafforzare la sua popolarità con le inquiete classi lavorative, essa iniziò a dipingere gli ebrei appena emancipati non solo come ricchi e avidi capitalisti, ma anche (con una meravigliosa mancanza di logica) come socialisti pericolosi, intenti a destabilizzare la società cristiana.

Questo è stato il periodo in cui i preti cattolici distribuivano con entusiasmo dei noti falsi come i Protocolli dei Savi di Sion, come prova di un complotto ebraico per dominare il mondo. Ed è stato anche il momento in cui la stampa cattolica – giornali influenti come La Civiltà Cattolica [la rivista dei gesuiti, ndr] e L'Osservatore Romano, che si riteneva riflettessero ampiamente i punti di vista propri del Papa – scatenavano un diluvio al vetriolo di articoli contro gli ebrei. 
Nel 1880 La Civiltà Cattolica descrisse gli ebrei come “ladri ostinati, sporchi, ignoranti, bugiardi, parassiti, ...una invasione barbarica da una razza nemica.” Dal 1920 i suoi articoli avrebbero potuto essere stati dettati dallo stesso Hitler. “Vienna non sarà altro che una città giudaica; le proprietà e le case saranno tutte loro, gli ebrei saranno i padroni, i cristiani i loro servi”, essa metteva in guardia nel 1922.

Così ripugnante era questa propaganda che, mentre i nazisti cominciarono ad acquisire potere, alcuni vescovi cattolici provvidero a prendere le distanze da essa. Il vescovo di Linz, per esempio, pubblicò una lettera pastorale nella quale dichiarava che “odiare il popolo ebraico...è disumano e non cristiano.”

Purtroppo egli non si fermò lì. “E' fuor di dubbio”, egli continuava, “che molti ebrei esercitano una influenza estremamente perniciosa in quasi tutti i settori della civiltà moderna.” E conclude, in modo agghiacciante:”Si può solo sperare che ariani e cristiani arrivino sempre più a riconoscere i pericoli creati dallo spirito ebraico e li combattano più tenacemente.”

Con “denunce” come quelle della Chiesa, i nazisti non avevano bisogno di approvazioni.

Ma la peggiore propaganda antisemita scoperta da Kertzer riguarda gli orribili processi di “offesa di sangue”, in cui gli ebrei furono inquadrati come gli assassini dei cristiani, con l'accusa di drenare il sangue delle loro vittime per i riti della Pasqua. “Sono rimasto sbalordito nello scoprire che, fino ad una buona parte del XX secolo, gli ebrei venivano ancora accusati di omicidio rituale e la Chiesa non stava condannando tale accusa” dice Kertzer.

Il caso più noto avvenne a Kiev nel 1913, quando un operaio ebreo, Mendel Beilis, fu incriminato per l'omicidio rituale di un ragazzo. “Aveva tutte le caratteristiche di un tentativo di incastrarlo da parte delle autorità russe interessate a mantenere i sentimenti anti-ebraici ad un ritmo febbrile”, scrive Kertzer. La stampa cattolica in Italia e in Francia aveva un certo peso con le luride accuse di omicidio rituale degli ebrei nel corso della storia, e un sacerdote cattolico fu misteriosamente convocato come “testimone esperto”, anche se il Cristianesimo ortodosso era la religione dominante a Kiev.

Ma in questo caso la campagna fece cilecca.

Il dramma di Beilis divenne presto oggetto di una crociata in tutta l'Europa liberale e crebbe la pressione sul governo russo. Alla fine Beilis fu assolto da una giuria che (secondo alcuni) stava agendo su dirette istruzioni dello zar imbarazzato. Kertzer riconosce che non tutti i cattolici furono antisemiti, e che alcuni resero noti coraggiosamente i loro sentimenti in Vaticano. Negli archivi trovò una lettera al Papa scritta dal principe von Metternich, lo statista austriaco, che si lamentava che il trattamento del Vaticano nei confronti degli ebrei “non era più in sintonia con i tempi in cui viviamo.” Era il 1843. Purtroppo il Papa rifiutò di muoversi.

Sessant'anni dopo, tre distinti cattolici inglesi – il cardinale Vaughan, Lord Russel (allora capo della giustizia) e il Duca di Norfolk - protestarono analogamente in Vaticano riguardo al suo continuo tacito incoraggiamento alle accuse di omicidio rituale contro gli ebrei. Fu un gesto coraggioso e onorevole, ma ancora una volta non ebbe effetto. Infatti Kertzer ha scoperto una serie di note di disprezzo negli archivi del Vaticano che descrivono i cattolici inglesi come “poveri creduloni” che sono arrivati sotto l'influenza dei “potenti ebrei di Londra” (vale a dire, la dinastia bancaria Rothschild) [in realtà i Rothschild erano agenti gesuiti che agivano sotto un fronte ebreo, proprio per alimentare quell'antisemitismo portato avanti dal Vaticano: a proposito si legga THE ENEMY UNMASKED:Il Fronte Ebrei-Illuminati e Gesuiti: Come Acc-Usare l'Ebreo per il Controllo del Mondo, ndr]

Kertzer racconta di un altro notevole tentativo tra i cattolici bene intenzionati di cambiare l'atteggiamento della Chiesa verso gli ebrei mentre l'ondata di antisemitismo stava aumentando in tutta Europa. Nel 1926 fu costituita a Roma una nuova associazione cattolica denominata Amici di Israele. I suoi fondatori sostenevano che gli ebrei dovevano essere trattati con rispetto e non stigmatizzati come "gli uccisori di Cristo". Nel giro di due anni i suoi membri includevano 3000 preti cattolici, 278 vescovi e 19 cardinali.

Ma anche questa mite rivolta fu troppo per il Vaticano, dice Kertzer. Nel 1928 l'Inquisizione stabilì che gli Amici di Israele si erano resi colpevoli di eresia e chiuse l'organizzazione.

Nelle mani di Kertzer nessun pontefice emerge degno di stima – nemmeno chi, come Pio XI – viene di solito raffigurato come “riformatore”. Infatti, Pio XI è il soggetto di alcuni dei paragrafi più sferzanti di Kertzer. Prima di diventare Papa fu inviato come legato papale in Polonia.
Pio XI

I violenti sentimenti antisemiti erano lì alimentati da personaggi importanti del clero cattolico, come il famigerato Jozef Kruszynski, che nel 1920 scrisse le seguenti parole minacciose:”Se il mondo deve liberarsi del flagello ebraico, sarà necessario sterminarli, fino all'ultimo.”

Eppure, lungi dal condannare questi sobillatori, il futuro Papa sembrava simpatizzare con loro. Il suo rapporto mandato a Roma comprende le parole:”Una delle influenze più forti e malvagie sentita qui è quella degli ebrei.” Questa è la visione di colui che sarebbe stato il Papa nel corso degli anni in cui i nazisti salirono al potere.

[l'articolo non parla di uno dei maggiori antisemiti responsabili della seconda guerra mondiale: il Superiore Generale dei Gesuiti Wladimir Ledochowski, come trattato in questo articolo: Gesuiti: L'Attendibilità di Alberto Rivera - Parte 2, ndr]

Non a caso il libro di Kertzer ha provocato un certa ostilità in America, dove è già pubblicato. “Ho ricevuto lettere di odio,” dice, “ma anche una certa quantità di critiche da parte degli ebrei. E' la vecchia idea: cerchiamo di non agitare le acque, non cerchiamo di attirare l'attenzione su noi stessi.”

Ma come si è sentito lui, figlio di un rabbino, nello scoprire un'indiscussa profondità di un sentimento antiebraico proprio nel cuore della Chiesa? “Certo che una parte di me è stata sconvolta. Dopo tutto ho dedicato il mio libro a mia sorella adottiva – una dei singoli sopravvissuti ad Auschwitz. Ma come studioso non si può fare a meno di essere entusiasta quando si scopre, per esempio, corrispondenza di vitale importanza tra Metternich e il Papa che non ha mai visto la luce del giorno.”

Che dire però del parere spesso espresso che “l'Industria dell'Olocausto” di libri, documentari televisivi e film sta solo riaprendo vecchie ferite che, quasi 60 anni dopo, dovrebbero essere lasciate guarire? Kertzer ripudia un tale sentimento. Il tema del suo libro, secondo lui, è ancora rilevante e comprende molto più che il tragico rapporto tra la Chiesa cattolica e gli ebrei. E' circa l'importanza del pluralismo religioso: di rispetto delle credenze altrui.

“Penso che il libro dimostri che le religioni diventano sempre pericolose quando la gente inizia a pensare di avere un accesso esclusivo al messaggio di Dio, ed esse hanno il potere di fare ciò”, egli dice. “Oggi, ovviamente, uno pensa ai fondamentalisti islamici. Ma ci sono anche molti gruppi di ebrei ultra-ortodossi che mi dispiacerebbe ugualmente vedere al potere.”




[l'articolo originale apparse su www.thetimes.co.uk, ma per motivi non chiari è stato rimosso e adesso ne ritroviamo solo le copie diffuse da altri siti web, ndr]



Nota finale:

In Italia il libro è stato pubblicato nel 2002 da Rizzoli con il titolo I Papi contro gli Ebrei: Il ruolo del Vaticano nell'ascesa dell'antisemitismo moderno.





"Basato su documenti finora rinchiusi negli archivi segreti Vaticani, I Papi contro gli Ebrei e' uno studio storico rivoluzionario che mostra chiaramente come la campagna di demonizzazione intrapresa dalla Chiesa Cattolica contro gli Ebrei contribui' a rendere possibile l'Olocausto.

Nel suo tentativo di migliorare le relazioni tra Cattolici ed Ebrei, Papa Giovanni Paolo II richiese in prima persona un'investigazione storica che chiarisse l'esistenza o meno di possibili collegamenti tra la Chiesa e l'Olocausto. Segno importante del suo impegno in questa direzione fu la recente decisione di permettere all'affermato storico David I. Kertzer, uno specialista di storia italiana, di essere tra i primi accademici ad avere accesso agli archivi segreti Vaticani, a lungo resi inaccessibili al pubblico.

Il risultato di questa ricerca e' un libro pieno di rivelazioni sorprendenti. Il testo traccia il ruolo del Vaticano nello sviluppo dell'anti-semitismo moderno dal diciannovesimo secolo allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Kertzer mostra come le recenti discussioni sulla mancata protesta pubblica di Papa Pio XII contro lo sterminio degli Ebrei europei distolga in realta' l'attenzione da un punto ben piu' significativo. Cio' che rese possibile l'Olocausto fu un'opera meticolosa sviluppatasi da molte parti nel corso di numerosi decenni. In questa campagna di demonizzazione degli Ebrei—identificati come traditori della patria, nemici di tutto cio' che fosse buono, e perseguitori instancabili del dominio mondiale—il Vaticano ricopri' un ruolo fondamentale, come si dimostra qui per la prima volta.

Nonostante l'argomento, questo non e' un testo anti-Cattolico. Il libro persegue un giudizio bilanciato ed una comprensione degli eventi storici che portarono la Chiesa sul cammino da essa intrapreso.

Inevitabilmente controverso, nonche' scritto con una chiarezza disarmante e un'autorita' imparziale, I papi contro gli Ebrei e' un testo di grande importanza."